Le polveri sottili fanno male anche al cuore. Tra i tanti dati snocciolati dai medici, nel convegno sull'inquinamento della valle del Sacco, è stato evidenziato un legame tra i valori del particolato e l'aumento di patologie quali infarto e ictus.

«Già sotto i 20 microgrammi per metro cubo si sono danni», ha spiegato la cardiologa Maria Cristina Volponi, citando lo studio Escape dell'università olandese di Utrecht. In base al quale all'aumento di 5 microgrammi per metro cubo di polveri sottili sale del 7 per cento il rischio di morire anzitempo, all'aumento di 10 microgrammi sale del 12% il rischio di un attacco cardiaco. Per tacere dello studio dei medici di famiglia per l'ambiente, su quattromila pazienti, che ha evidenziato, nel capoluogo, valori elevati, rispetto alle medie regionali, di asme e broncopatie.

La pneumologa Teresa Petricca ha parlato di morti legali per evidenziare la quota di decessi evitabili imponendo limiti più bassi per le polveri sottili, come vorrebbe l'Organizzazione mondiale della sanità. Nel XII rapporto Ispra sullo stato dell'ambiente emerge la situazione compromessa di Frosinone. Nel 2015, il capoluogo è primo in Italia in due classifiche: per la media annuale di pm10, con 50 microgrammi per metro cubo allo Scalo; e per il benzopirene, un cancerogeno, con 3,08. Dato tre volte superiore ai limiti, e di gran lunga il peggiore d'Italia, considerato che la seconda è Sondrio con 2.

«È stato stimato – scrive l'Ispra - un rischio incrementale pari a 9 casi di cancro polmonare ogni 100.000 persone esposte per tutta la vita ad una concentrazione media di 1 microgrammo per metro cubo». L'Ispra evidenzia che «la gran parte dei superamenti sono localizzati in aree urbane del Nord, cui si aggiungono Frosinone, dove si registra peraltro il valore più elevato, e Terni. In generale la principale sorgente di benzopirene è, oltre al trasporto su strada e alle combustioni industriali (esempio tipico, le acciaierie), il riscaldamento domestico, qualora il combustibile usato sia la legna. Nelle altre città, è ragionevole ipotizzare che le sorgenti "traffico veicolare" e "riscaldamento domestico a biomassa" concorrano insieme a determinare livelli elevati di benzopirene, favoriti dai frequenti e intensi fenomeni di inversione termica che, riducendo l'efficienza di rimescolamento verticale dell'atmosfera, determinano le condizioni ideali per l'accumulo degli inquinanti. Anche il livello particolarmente elevato registrato a Frosinone è determinato dalle caratteristiche morfologiche territorio (Valle del Sacco) che non favoriscono la dispersione degli inquinanti».

Per la concentrazione di pm 2,5, sostanza ancor più pericolosa del pm10, Frosinone è undicesima in Italia. Tuttavia, l'unico valore misurato è quello della centralina di viale Mazzini che ha raggiunto una soglia di 26 contro una media annua consentita di 25. In Italia il dato più preoccupante è il 30 di Cremona.