Un quadro ricco di ombre e di luci. Sono le parole usate dal presidente della Corte d’appello di Roma Luciano Panzani per descrivere lo stato in cui versa la giustizia nei tribunali del Lazio. Ieri è stato inaugurato l’anno giudiziario 2017. E come di consueto alla cerimonia che ha riguardato il distretto della Corte d’appello di Roma è stata l’occasione per snocciolare i numeri.
Frosinone
Nella relazione di Panzani, al capitolo dedicato al tribunale del capoluogo ciociaro, emergono «riduzioni delle pendenze da una minimo del 4,3% (dibattimento monocratico) ad un massimo del 14% (gip/gup), nonostante che il numero di iscrizioni sia complessivamente aumentato del 9,6%». A fronte di una crescita dei fascicoli, nel 2015/2016, si ha un aumento della produttività. Il che porta a «un decremento delle pendenze molto sensibili nel settore del dibattimento collegiale (7,7% circa) ed uno meno significativo nel settore dibattimentale monocratico (4,3% circa)». La riduzione delle pendenze è dovuta a «una elevata produttività» del monocratico con 2.955 sentenze. Scarso l’utilizzo dei riti alternativi segno che gli imputati ricorrono sempre meno al patteggiamento, mentre i riti abbreviati crescono in misura pressoché equivalente. Al collegio solo il 20% si chiude con riti alternativi contro il 28% del monocratico. Scendono i procedimenti che si arenano con la prescrizione, quelli cioè in cui è passato troppo tempo per potersi avere una condanna. Nove procedimenti su dieci iscritti in procura sono a carico di un solo indagato. Positivi i dati del giudice di pace con riduzione del 36,8% delle pendenze nel dibattimento. Per la sezione gip le pendenze sono passate da 14 a 139, con le nuove iscrizioni più che raddoppiate, da 333 a 715.
La durata
Stabili i tempi di definizione. Al collegio nel 15,7% dei casi la sentenza arriva entro sei mesi, un altro dieci per cento ci arriva tra i sei mesi e l’anno. Un quarto dei 102 processi definiti nel 2015/2016 si chiude tra uno e due anni, mentre la metà si chiude oltre i due anni. Trend simile per i 2.955 procedimenti definiti davanti al giudice monocratico: il 31% si chiude in un anno, un quarto tra uno e due anni, il 43% oltre i 24 mesi. In procura sei casi su dieci (registro noti) sono definiti in sei mesi, il 7,8% tra i sei mesi e l’anno, poco meno del 18% tra uno e due anni, infine il restante 13,8% si chiude dopo i due.
Cassino
Al tribunale della città martire si ha un più 15% dei procedimenti definiti. Al gip/gup nonostante l’aumento delle definizioni (+59%) le pendenze salgono del 15,6% grazie a un salto in avanti del 33% delle nuove iscrizioni. Panzani ricorda le definizioni di due casi eccellenti, per gli omicidi della professoressa Gilberta Palleschi e dell’avvocato Mario Piccolino, chiusi con condanne all’ergastolo e a vent’anni.
I tempi
Al collegio le definizioni (53 nel 2015/2016) entro i sei mesi vedono il tribunale di Cassino con il 5,7% all’ultimo posto nel Lazio. Il 13,7% dei procedimenti viene chiuso tra i sei mesi e l’anno, mentre tra uno e due anni si chiude il 37,7% dei processi (dato più alto del Lazio in questo caso). Il 43% dei casi è chiuso invece oltre i due anni. Al monocratico il 18,9% si chiude in sei mesi, il 14% tra sei mesi e un anno e il 19% tra uno e due anni. In oltre il duo si definisce il 47% dei processi. Tra le procure spicca il dato di Cassino (18%, primo del Lazio) per le definizioni tra sei mesi e un anno, mentre quasi sei casi su dieci sono chiusi già entro il sesto mese. Oltre il 22% si chiude dopo l’anno.