Dopo quasi ottant'anni Frosinone avrà una sede istituzionale degna del suo blasone storico. Ieri, alle 17, il Comune ha firmato a Roma, in via XX settembre, sede capitolina di Banca d'Italia, il contratto di rent to buy con l'istituto di via Nazionale finalizzato all'acquisto dell'immobile di via del Plebiscito (palazzo Munari), filiale frusinate fino al 2008 di Bankitalia, da destinare a sede di rappresentanza.
Nella Capitale la delegazione comunale è stata composta dal sindaco Nicola Ottaviani, dall'assessore al patrimonio Pasquale Cirillo, dall'assessore al centro storico Rossella Testa e dall'assessore alle finanze Riccardo Mastrangeli e poi dal dirigente Andrea Manchi e dal notaio Arnaldo Parisella (che ha surrogato il segretario comunale Angelo Scimè il cui potere di firma era vincolato alla sede comunale) che hanno firmato materialmente il contratto, mentre a sottoscrivere l'atto per Banca d'Italia è stato delegato il direttore della filiale di Roma Sede Luigi Mariani.
La formula del rent to buy, ossia la combinazione di un contratto di locazione ed acquisto, attraverso lo scomputo dei canoni annuali, corrisposti in acconto del prezzo, fa di Frosinone la prima amministrazione in Italia ad aver adottato questa tecnica finanziaria che ha suscitato interesse tanto da essere a breve replicata da altri soggetti.
L'opzione presentata prevede l'acquisto con un prezzo di vendita di 1.650.000 euro, attraverso un canone annuo di 153.000euro (acconto del 77,10% fissato a 117.963 all'anno; godimento, 22.90%, a 35.037 euro all'anno). Il saldo del prezzo è di 470.370 euro al rogito per un totale, in caso di opzione d'acquisto al decimo anno, di 2.000.370 euro; il totale trattenuto da Bankitalia, in caso di mancata opzione di acquisto al decimo anno, è di 1.176.111 euro.
Da un punto di vista della contabilità economico-patrimoniale del Comune, l'operazione sarà contabilizzata in affitti passivi per la "quota di godimento" e in debito verso Banca d'Italia per la quota di "acconto prezzo". In contabilità finanziaria, entrambe le poste saranno inserite negli affitti passivi, con storno in sede di contabilità economica-patrimoniale della parte riferita all'acconto in conto prezzo.
Ai fini dell'opzione finale di acquisto, per garantire la necessaria copertura finanziaria, il Comune procederà ad accantonare la quota di riscatto finale attraverso la vendita o la messa a rendita dei beni di proprietà comunale liberati dal trasferimento nella nuova sede e con i fondi dell'Imu.
Nei 10 anni del "rent to buy", la Banca d'Italia continuerà a corrispondere al Comune il tributo Imu annuale (pari a 36.392 euro), oltre a concorrere alla manutenzione straordinaria. Il valore totale che sarà corrisposto con questa formula sarà pari quindi a 2.000.370 euro, cui andranno sottratti i versamenti dell'Imu (363.920 euro) con una esposizione equivalente finanziaria netta pari a 1.636.450 euro, valore, questo, inferiore non solo al totale degli importi dovuti in caso di mutuo (1.857.128 euro) ma anche al valore del bene stesso (1.650.000 euro). Anche in riferimento all'incidenza della rata annuale, il canone previsto con il rent to buy è pari a 153.000 euro, rispetto alla rata del mutuo pari a 185.713 euro.
«Si celebra oggi la rimarginazione di una ferita impressa al nostro territorio e alla nostra gente oltre 70 anni fa, quando l'11 settembre del 43 il bombardamento distrusse il palazzo comunale, insieme all'80% di tutti gli immobili pubblici e privati presenti in città. La nostra comunità si è rimboccata le maniche e, pur senza beneficiare neppure di un euro di finanziamento pubblico dallo Stato centrale o di altre forme di risarcimento, come avvenuto per altri comuni, ha centrato un obiettivo enorme di carattere identitario e culturale. Abbiamo nuovamente la nostra Casa del Popolo che corrisponde al nuovo palazzo comunale, situato nell'ex Banca d'Italia in piazzale Vittorio Veneto, finalmente da oggi di proprietà di tutti» ha detto il sindaco Nicola Ottaviani.
«L'acquisto del palazzo ex Banca d'Italia ha un grande valore non solamente identitario e simbolico, ma concreto. Consentirà il definitivo rilancio del centro storico, portando a conclusione una delle azioni più importanti contenute nel piano di gestione "Frosinone Alta". Per me, da cittadina nata e cresciuta nel centro storico, è un soddisfazione immensa» ha detto l'assessore Rossella Testa.
«Oggi c'è da essere felici - ha detto l'assessore Cirillo - Abbiamo lavorato molto e ritengo che si sia centrato un risultato storico. Era dai tempi di palazzo Berardi che la città aspettava una sede degna. Da oggi il sogno è realtà. A me rimane la soddisfazione di aver contribuito in prima linea a una operazione che verrà ricordata per sempre in città e nella casistica giuridica della pubblica amministrazione».
«È una bella pagina per la storia della città di Frosinone. Una di quelle da ricordare. Abbiamo ottenuto un risultato grande in tempi brevi e superando una marea di ostacoli, utilizzando una soluzione inedita nei rapporti tra due enti pubblici. Siamo stati dei pionieri sotto molteplici fronti» ha commentato l'assessore Riccardo Mastrangeli.
E da oggi cosa accade? Banca d'Italia in questi giorni sta portando avanti dei lavori di ordinaria e straordinaria manutenzione nel palazzo ed entro il 28 febbraio 2021 dovrà consegnare l'immobile al Comune che potrà, poi, iniziare il trasloco. A primavera l'inaugurazione.