«Dove si vuole arrivare? Ci si rende conto che le famiglie e le piccole imprese sono stremate e che l'unica cosa da fare sarebbe la pace fiscale? La gente è disperata». È quanto afferma Guido D'Amico, presidente nazionale di ConfimpreseItalia.
Rilevando: «Sono rimasto davvero allibito nel leggere l'annuncio che a settembre agli italiani verranno recapitati 22 milioni di atti di riscossione, che coinvolgono altrettante cartelle esattoriali.
Di questi 22 milioni, 8 riguardano processi esecutivi già ultimati. In parole povere parliamo di pignoramenti.
Non è mia intenzione entrare nel merito delle singole vicende. Faccio una considerazione diversa, che riguarda i tempi e perfino il profilo dell'opportunità.
Insomma, il nostro Paese (come tanti altri) è stato letteralmente travolto dalla pandemia da Covid-19. Come faranno micro, piccole e medie imprese a riprendere l'attività? Come faranno tante famiglie? Una situazione che riguarda altresì molte realtà della provincia di Frosinone».
Aggiunge: «Fra l'altro il recente studio di Bankitalia tratteggia un quadro che definire preoccupante è un piacevole eufemismo. Un terzo delle famiglie ha dichiarato di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di tre mesi a coprire le spese per consumi essenziali. E il 40% degli individui indebitati ha dichiarato di avere difficoltà nel sostenere le rate del mutuo a causa della crisi».
Rileva ancora Guido D'Amico: «Peraltro vanno prese molto sul serie le parole pronunciate da Luciana Lamorgese. La ministra dell'Interno ha detto che il rischio di tensioni sociali in autunno "è concreto perché a settembre-ottobre vedremo gli esiti di questo periodo di grave crisi economica". E ancora: "Vediamo negozi chiusi, cittadini che non hanno nemmeno la possibilità di provvedere ai propri bisogni quotidiani".
La situazione d'altronde è sotto gli occhi di tutti».
Argomenta il presidente nazionale di ConfimpreseItalia: «L'ho detto dall'inizio e lo confermo: non serve posticipare le tasse, serve un vero e proprio anno bianco fiscale per dare respiro a diversi settori in ginocchio. Occorrevano i finanziamenti a fondo perduto ed è necessaria la pace fiscale. I provvedimenti assunti dal Governo vanno in una direzione completamente opposta. Da mesi. Il 20% dei nostri associati non ha riaperto. Un altro 10% ha ripreso l'attività, ma senza incassi e con tutte le utenze da pagare, sta pensando di chiudere. Perché è evidente che le perdite che le singole attività hanno dovuto sopportare sono talmente elevate che è impossibile pensare di poter andare avanti se non arrivano segnali forti e straordinari.
La pace fiscale non è una bestemmia in una situazione del genere. Anzi, rappresenterebbe davvero l'unica soluzione in grado di dare ossigeno a tante famiglie e a moltissime imprese. È davvero così difficile rendersi conto della situazione di straordinaria difficoltà nella quale ci troviamo in questo momento?».