Il dramma della violenza sulle donne è stato, purtroppo, aggravato dall'emergenza coronavirus. Donne costrette a stare in casa 24 ore su 24 con i loro "aguzzini". Bisogna agire subito. C'è bisogno di interventi concreti. Per questo, le onlus Artemisia e Vite Senza Paura hanno unito le forze perché: "Non bastano le parole. Servono interventi concreti e non differibili".

"Non si può uscire dalla violenza senza un progetto e l'alleanza tra istituzioni, associazioni e società civile",  - affermano all'unisono Maria Stella Giorlandino, presidente di Artemisia, Maria Grazia Cucinotta, presidente di Vite Senza Paura, e Solveig Cogliani responsabile area giuridica dell'associazione. Le onlus lanciano un programma in 5 punti per tracciare la rotta.

"La violenza sulle donne è il sintomo di una società in declino - sottolineano le onlus - Il lockdown ha esasperato una situazione già grave" e ora "la crisi economica rischia di avere un effetto ulteriore sulle donne che già si trovano sottoposte a soprusi e in condizione di estrema debolezza dal punto di vista sociale".

Per i vertici delle due onlus "E' tempo di intervenire per evitare ulteriori emarginazioni e tragedie. Il luogo comune - osservano - è che ci sono problemi più grandi da risolvere, che ora si deve pensare alla crisi economica. Questo non è vero", perché "non possiamo pensare di ripartire se non attuiamo immediatamente misure che pongano fine a un fenomeno che non può che definirsi barbaro e indegno di una società civile. Non vi può essere ripartenza senza che le istituzioni prendano consapevolezza e si facciano carico della situazione femminile in modo complessivo e programmatico".

"Il tempo per porre un argine alla violenza è già scaduto", ammoniscono Giorlandino, Cucinotta e Cogliani che sulla crisi economica ricordano le parole pronunciate dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen il 13 giugno nel suo intervento agli Stati generali: "Il mercato del lavoro presenta delle sfide. L'occupazione femminile e giovanile è troppo bassa, tutti noi sappiamo che non si può costruire un'economia di successo senza donne e giovani". E "anche nel piano Colao si leggono dichiarazioni programmatiche e di intenti, a riprova che lavoro e violenza sono argomenti connessi".

Prevenzione; modifiche al Codice penale; istruzione; percorso psicologico-formativo di uscita dalla violenza; incentivi all'occupazione femminile: sono i 5 punti del programma sviluppato da Artemisia e Vite Senza Paura, che hanno attivato un Call center per il sostegno psicologico durante il periodo di chiusura. "Riteniamo che alcune risposte potrebbero essere immediate - sostengono Giorlandino, Cucinotta e Cogliani - e sarebbero d'aiuto non solo per le vittime della violenza, ma anche d'impulso per la ripresa economica del Paese".

"Spesso - evidenziano - le donne sacrificano la propria vita professionale alla famiglia, alla crescita dei figli, all'assistenza agli anziani; poi sono condizionate nelle scelte dalla paura di perdere i loro partner. In molti casi la loro vita è segnata dalla violenza 'strisciante' di taluni rapporti. Anche indipendenza e uscita dalla violenza sono un anello non scindibile. Di questo non si parla", eppure "la crisi determinata dall'emergenza sanitaria ha inciso ancora di più non solo chiudendo in casa le vittime con gli orchi come già denunziato da svariate associazioni, non solo negando talvolta un tempestivo intervento delle forze dell'ordine, ma anche sottraendo molti degli spazi lavorativi che negli ultimi anni le donne si erano ritagliate. Si pensi all'ampio settore del turismo, della gestione dei B&B".

Artemisia e Vite Senza Paura lanciano una proposta per concretizzare il punto 5 del loro programma: "Assumiamo donne e prevediamo sgravi fiscali. Per il datore di lavoro che assuma, a decorrere dal 1 maggio 2020, donne che provengano da una casa-famiglia e che vi abbiano fatto ingresso per avviare un percorso di fuoriuscita dalla violenza, spettano, per la durata di 12 mesi (almeno e graduabili in ragione della successiva durata e del consolidamento del rapporto), riduzioni significative dei contributi previdenziali".

"Una stretta tra imprenditori, centri antiviolenza, associazioni e mondo del lavoro per non dimenticare", chiedono Giorlandino, Cucinotta e Cogliani. Ma anche "a livello regionale si può fare altro: creare percorsi formativi per le donne che hanno subito violenza, per rafforzare la loro autostima e, di seguito, la loro professionalità con il sostegno delle istituzioni regionali e d'accordo con le imprese dei settori più colpiti, spettacolo, moda e turismo".