Bullismo, sospetti parenti vendicativi e scuola nella bufera: si cerca la pace, ma il conflitto appare insanabile. Ieri mattina il capitano Camillo Giovanni Meo, pur oberato da impegni gravosi, s’è recato presso il plesso scolastico di Finocchieto Osteria della Fontana, per affrontare ancora una volta il tema “bullismo”, tornato alla ribalta per l’episodio tutto da chiarire, che in questi giorni è al centro dell’attenzione. Il monito è stato ribadito nella sua essenza «i bambini debbono essere rispettati e salvaguardati a prescindere; quando accadono episodi spiacevoli, le responsabilità vanno cercate nel comportamento di noi adulti».

La denuncia/querela sporta dai genitori del bambino oggetto delle presunte sgradevoli attenzioni, nonostante inviti e solleciti non sembra essere stata ritirata, e che si rischi di peggiorare le cose pestando nel torbido, è risaputo.

Gli aspetti da esaminare nella vicenda sono molteplici e investono il comportamento degli addetti alla scuola tanto quanto genitori e parenti degli alunni. Non è la prima volta che il tema del bullismo viene affrontato nella scuola anagnina, analogamente a quanto avviene un po’ dappertutto, ma per dirla con le parole di un’insegnante piccata per quello che sta accadendo «mal comune non è affatto mezzo gaudio!».

Un ex assessore ricorda i problemi creati da alcuni ragazzi sugli scuolabus; genitori che, raggiunti a casa dallo stesso assessore, invece di mostrare gratitudine per l’invito a seguire di più il loro ragazzo invece che vederlo tornare con note e punizioni, a momenti se la prendevano con l’amministratore.

Qualche anno fa è capitato che, in una classe, al ritorno dalla mensa quaderni e libri venissero trovati tagliuzzati e rovinati; dopo appostamenti ed indagini, venne scoperto che i vandali erano gli stessi studenti, messi alla prova dai caporioni e costretti loro malgrado ad obbedire.

I familiari della bambina coinvolta nella querelle che ci si augura venga ridimensionata, parlano di episodi di fastidio e finanche di peggio, motivi evidentemente alla base dell’astio che, a forza di covare, è forse esploso.