Un sito da bonificare, un palazzo da restaurare e da completare. I soldi da spendere per l'edificio di via Monsignor Facchini non sono soltanto quelli che servono per chiudere la “querelle” con il vicinato (vicenda nata dal mancato rispetto delle distanze minime tra il nuovo fabbricato e le vecchie case), ma occorrono anche altre cifre per rifinire l'immobile che, al momento, appare un corpo estraneo al tessuto urbanistico del centro storico. Una ferita aperta che sarà molto difficile rimarginare a fronte della difficoltà di reperire le necessarie risorse finanziarie e di sbrogliare la matassa legale.

Intanto qualcuno ne approfitta. I vandali vi sono già penetrati più volte, per nulla fermati dalla rete metallica facilmente scavalcabile: le scritte ovunque in quella che sarà (o dovrebbe essere) l'area garage sono lì a testimoniarlo. È voce ricorrente che anche le coppiette “scelgano” questo luogo per i loro incontri. Di certo, si notano un po' diffusi ovunque sporcizia e vegetazione. Ci sarà bisogno di pulizia. Ma non è solo questo. Le somme maggiori saranno impiegate per terminare la costruzione, rimasta ferma dopo che sono finiti i fondi regionali (oltre 516 mila euro, ndc). Terminare e ristrutturare: anni di abbandono e di mancata manutenzione hanno provocato il distacco di alcune rifiniture oppure la rovina delle parti esterne.

Insomma, serve prevedere nuovi fondi per portare a conclusione un intervento iniziato nell'ormai lontano 2003. Il tutto, però, sempre che la trattativa in corso con i privati vada in porto e che questi ultimi accettino l'offerta di 75mila euro (da versare in tre tranches distinte fino al 2017) per chiudere un contenzioso partito nel 2005. Operare le modifiche strutturali che erano state richieste o, addirittura, abbattere l'intero palazzo avrebbe avuto un costo troppo elevato per la comunità, ma anche così gli importi complessivi, a lavori ultimati (quando sarà non è dato sapere), saranno più alti di quelli preventivati all'origine. Farebbe davvero bene quindi l'amministrazione comunale a perseguire le eventuali responsabilità di chi ha provocato danni erariali all'ente pubblico.