Una recente sentenza del Tar aveva infatti dato ragione a Roberto Cianfrocca, Anna Cianfrocca, Mara Cianfrocca e Marina Proietti, obbligando di fatto l'Amministrazione comunale ad “arretrare” lo stabile di almeno tre metri: i vari tentativi di giungere ad un accordo tra le parti sono risultati inutili e, da qui, la nomina di un commissario per far rispettare la sentenza. 
Il funzionario ha quindi effettuato due sopralluoghi, uno a luglio e uno ad agosto, ed ha scritto la citata ordinanza dopo che aver rilevato “la persistenza di sostanziale inottemperanza da parte comunale” al dispositivo della sentenza. Come dire: il Comune ha fin qui ignorato quanto stabilito dal Tar e non vi sono passi in avanti rispetto al passato. Insomma, è rimasto tutto fermo. Pertanto, il commissario ha ordinato la sospensione cautelativa di tutte le opere edilizie attinenti il completamento funzionale del fabbricato, sino a quando non verranno rimossi o corretti i vizi della struttura riportati nella sentenza del Tar.
Va aggiunto che, prima della sentenza, c’erano state delle trattative per sbloccare la situazione e impedire di arrivare al punto in cui si è attualmente, ma ogni tentativo di accordo è naufragato. Fino alla clamorosa decisione assunta dal Tar: il palazzo di Via Facchini va letteralmente “spostato” di tre metri.
Mesi fa l'Amministrazione stava lavorando ad una possibile soluzione tecnica per apportare delle modifiche allo stabile, scongiurando la possibilità che il medesimo venga abbattuto. Ma novità sostanziali ancora non ce ne sono, come lascia intendere l'ordinanza commissariale. La speranza è che un investimento pubblico non vada buttato via e che l'edificio non venga abbandonato al suo destino.