Venticinque anni fa ebbe l'idea di racchiudere, in un volume, quante più parole possibili del dialetto isolano. Il prossimo settembre, con il professor Paolo D'Achille, dell'Università degli studi di Roma Tre, presenterà quella che definisce «una piccola guida etimologica». Attenzione: non un vocabolario.

Mario De Carolis, settantacinquenne di Isola del Liri, è un perito elettrotecnico in pensione ma, soprattutto, un appassionato di poesia e letteratura. È il presidente dell'associazione culturale "Il ponte levatorio", ideatore del Festival dei poeti nel 1994 e promotore di un'importante iniziativa di natura ecologica: la Festa dell'acqua che ha radunato sulle sponde del fiume Liri i 32 comuni rivieraschi. Ma oggi è soprattutto l'autore della prima raccolta di lemmi isolani: quasi 1.400, con illustrazioni realizzate dalle sue muse ispiratrici: Elisa e Francesca Venditti, le sue nipotine ora quasi maggiorenni.

Come nasce l'idea di una guida del dialetto isolano?
«Innanzitutto perché non ne esiste uno dato alla stampa. Ma lo scopo era quello di recuperare alcuni termini specifici, non dialettizzare parole di uso comune. Infatti questo è un saggio su come scrivere e poter leggere in dialetto isolano».

Ma ci sono ancora molte persone che parlano del dialetto isolano?
«Sì, anche se tendono a scomparire. Ma non si riuscirà a farlo morire».

C'è un termine che ti ha impegnato particolarmente nella ricerca della sua etimologia?
«Una in particolare è "raccarì" che significa "raffreddare, perdere temperatura". Mi trovavo in campagna e lì mi sono imbattuto in una signora giovane che ha pronunciato questo termine. Sono andato a cercare e mi sono imbattuto nel termine italiano "carire" che significa "perdere" e che deriva dal latino carere».

Quindi se lo dovessimo utilizzare in una frase, cosa potremmo dire?
«Che "quanne glie furne è calate, prima de ‘nfernà le pane s'edda raccarì". Significa: quando il forno si è scaldato bene, prima di infornare il pane gli si deve far perdere temperatura».

Quando hai iniziato a lavorare a questo volume?
«Venticinque anni fa, poi ha subìto una battuta d'arresto dopo la morte di mia moglie. E da due anni a questa parte ho fatto il lavoro più intenso».

A settembre la presentazione ufficiale...
«Sì, con Paolo D'Achille, già presidente della Silfi (Società internazionale di Linguistica e Filologia italiana) e professore ordinario di Linguistica italiana all'Università di Roma Tre. È anche socio dell'Accademia della Crusca. La data dobbiamo ancora fissarla, ma la presentazione non potrà che essere a Isola del Liri, non troppo distante dalla cascata...».

Questo volume, come tanti altri della tua produzione letteraria, sono dedicati a tua moglie.
«Sì, a mia moglie Enza, alle mie nipoti, affinché si possano riappropriare delle loro radici. Se non siamo noi a fare questo lavoro, non potranno conservare le loro origini e tradizioni».

Le illustrazioni portano la firma di Elisa e Francesca, due gemelle speciali per te...
«Ho chiesto loro di illustrare alcuni termini perché sono particolarmente brave e portate per il disegno. Per il resto è completamente autofinanziata: il volume è pubblicato da Arpinate Stampa » .

Altri progetti in calendario?
«Sto lavorando per una nuova edizione della Festa dell'acqua».