«Elvis left the building». Ossia: «Elvis ha lasciato lâedificio». Era questa la canonica frase che veniva pronunciata allâaltoparlante non appena, dopo un concerto, il re del rockânâroll andava via in limousine. Era necessario comunicarlo, perché i fan rimanevano ammassati fuori ad aspettare che lui uscisse per qualche autografo. Quando però si udiva lo speaker, tutti si ritiravano amareggiati e scossi. à un poâ questo, lâeffetto che a tanti ragazzi della provincia provoca la chiusura della âCantina Mediterraneoâ, lo storico locale di musica indipendente di Via della Dogana (ex Via Armando Fabi), che proprio stasera dirà addio ai suoi affezionati con un ultimo sussulto.
La fine era già programmata e oggi sarà ufficializzata al pubblico che andrà a salutare il locale. La decisione, che definire sofferta è un eufemismo, è stata presa dagli attuali gestori (Simone Ignagni e Caterina Simeoli) per cause di forza maggiore. Dopo aver appreso che il proprietario dellâimmobile non intendeva rinnovare il contratto dâaffitto (pare abbia intenzione di usare la struttura per scopi personali, come riferiscono i due), si sono trovati costretti a far calare il sipario sulla propria attività , pregna di dedizione e di gioie.
Che ne sarà quindi della Cantina Mediterraneo? La sua sorte ha tutte le sembianze di una morte, stavolta definitiva, purtroppo. Le vite della Cantina sono in effetti state tante, tutte dal diverso sapore. Questo avamposto artistico è durato in tutto 18 anni. Venuto alla luce nel gennaio del 1998, su idea di Franco Bianchi (lo storico fondatore scomparso nel settembre 2015), passa attraverso varie gestioni. Quattro le principali: quella appunto di Franco Bianchi - la prima e più amata - poi di Massimiliano Surina al quale subentrano Davide Minotti e Marina Kovari, che la lasciano ad unâaltra coppia, quella formata da Simone e Caterina.
«E pensare che la Cantina ai suoi albori non era nemmeno un club per concerti...», ci rivela Simone Ignagni, «Anzi voleva essere solo unâassociazione ricreativa attraverso cui Franco Bianchi passava il suo tempo libero assieme agli amici. Poi dopo un poâ, quando si cominciò a sapere di questo posto situato lontano dal centro cittadino, dove si poteva stare rilassati e allegri, alcuni ragazzi presero ad andare lì portando con sé gli strumenti musicali. Così ne venivano fuori delle jam session, poi presero forma i concerti e, a quel punto, a Franco fu molto chiaro quale sarebbe dovuta essere lâidentità del locale».
Curioso pensare - ha continuato Simone - che tra chi andava a fare compagnia a Franco con la chitarra in spalla, câera gente come Federico Palladini e Giovanni Mancini, oggi musicisti affermati, uno come raffinato cantautore, lâaltro come chitarrista che vanta collaborazioni con Morgan e Christian De Sica. Numerosi gli artisti di fama nazionale e internazionale che hanno calcato il palco del circolo, per citarne alcuni: Amalgam Roots, Gang, Mimmo Locasciulli, Davide VanDe Sfroos, Mosquitos e anche un - allora insospettabile - Mannarino. Rimangono poi scolpiti nella memoria di tutti gli appassionati i due raduni nazionali dei maggiori gruppi punk nostrani, il primo nel 2001 e il secondo nel 2002, due eventi mai più replicati nel centro-sud, grazie ai quali si videro esibire gruppi come âThe Bone Machineâ e âGozzillaâ.
Un certo tipo di gioventù frusinate e non solo, quella più alternativa, da domani non saprà dove andare nel week-end, ora che lâultimo locale underground del capoluogo sta per abbassare la saracinesca. Da lungo tempo i ragazzi di Frosinone lamentano la mancanza di luoghi a loro confacenti, il rifugio lo trovano in altri club della Ciociaria, ma oggi sono sempre meno, considerando che presto cesserà di esistere, per libera scelta del titolare, anche un altro fulcro della musica dal vivo, ovvero lâEquinox di Castelmassimo. Sono ben coscienti del contesto Caterina e Simone. Caterina non rimpiange nulla, dice che la sua missione sente di averla compiuta, realizzando il suo anelito di aggregare, creare legami sinceri e fruttuosi, perpetrare lâarte e lâespressione. Lei una speranza ancora ce lâha, e sogna un giorno, come tanti altri, di rivedere quelle luci su Via della Dogana.