Dare “un calcio al pregiudizio”. Questo lo scopo della partita di calcio amichevole di giovedì scorso nella Casa Circondariale di via Cerreto a Frosinone. Un’occasione per i detenuti per vivere una giornata “normale”, dei momenti di spensieratezza come se avessero già scontato la loro pena e stessero giocando nel campo del quartiere con gli amici.

Contrapposte in campo la squadra del carcere composta da detenuti comuni Leoni di Frosinone, e una delegazione della Love Cup, compagine formata da artisti, cabarettisti e organizzatori di eventi, per l’occasione in versione ridotta e integrata con i detenuti. Marcello Cuicchi, Alessandro Bucci, presidente della squadra, in veste di allenatore, Fabrizio Pacifici, Niccolò Senni, Marco Pastiglia, Cristiano Cutarelli, Alessandro Moglioni, Barbara e Moreno, arbitri ESC ce l’hanno messa tutta in campo, ma contro i Leoni hanno potuto segnare solo il gol della bandiera, firmato da Cutarelli su assist di Cuicchi. La gara è terminata 6 a 1: «Per il blocco del traffico a Roma molti di noi purtroppo non sono riusciti a venire - spiega il presidente Alessandro Bucci - Ci siamo integrati con i detenuti, cosa che alla fine non ci è dispiaciuta affatto. Anzi, era proprio questo lo spirito della giornata».

Per Cosetta Turco, madrina dell’evento organizzato da Gruppo Idee assieme all’associazione Freep Eventi di Roma, era la prima visita in un istituto penitenziario, e i suoi occhi impauriti la dicevano lunga. Appena entrata in carcere si guardava intorno senza riuscire a posare gli occhi su nessuno dei ragazzi: «Non sapevo come affrontare il loro sguardo - ha raccontato - Avevo paura. In fin dei conti sono dei detenuti e non avevo idea del perchè fossero in carcere». Nonostante queste parole, Cosetta ha cambiato subito idea, le sono bastati dieci minuti a contatto con i ragazzi, le è bastata la battuta di Andrea, detenuto comune: «Sono otto anni che non vedo una macchinetta fotografica».

«Queste parole mi hanno fatto riflettere sulla condizione di quelle persone. Su come per loro anche le cose più semplici siano straordinarie. Allora ho cominciato a sorridere. E non sono riuscita più a smettere di farlo. Per tutto il giorno ho ascoltato le loro storie e ho pensato a quanto ero stata sciocca ad aver paura di loro. Non dimenticherò mai quest’esperienza, per me è stata sicuramente molto istruttiva». A Cosetta sono bastati dieci minuti.

E la cosa più interessante di tutte è proprio ascoltare le loro storie. Storie di vita di persone che hanno sbagliato tanto e che hanno perso tutto per i loro errori, ma che stanno provando a rimediare, a rialzarsi. Per questo tali eventi sono importanti, per far aprire e aprirci con questi ragazzi, per conoscerli davvero, per smettere di avere paura e abbattere quella barriera di pregiudizio con il mondo esterno.

Al termine l’ospite comico Marco Passiglia si esibisce nel suo spettacolo di cabaret. Sono ancora momenti di gioia per loro, che sorridono finalmente, anche se sanno che dopo pochi minuti dovranno tornare in cella. Alcuni per anni. Altri stanno per uscire e pensano alla famiglia che li aspetta fuori. Altri non li aspetta nessuno e pensano solo alla prossima occasione come questa per godere di qualche ora di “normalità”.

Quando stiamo per andar via ci ringraziano emozionati: «Grazie per i vostri sorrisi, grazie per questa giornata, non la dimenticheremo». A nome di Chiara Guerra e dell’Associazione Gruppo Idee, di Marcello Cuicchi, della Freep Roma, di Eventi Sportivi e Culturali, di tutti i volontari, degli ospiti e soprattutto della direzione della casa circondariale: «Grazie a voi ragazzi».