La nuova Alfa è in corsa e le ipotesi di vendita fanno ben sperare. Presto arriverà a farle compagnia anche Stelvio, il neonato Suv. Ma intanto i vertici della fabbrica scelgono gli ammortizzatori sociali per un altro anno

La Giulia corre veloce lungo le linee di montaggio mentre la Fiat va a due velocità. Il piano di Marchionne sfreccia come una Ferrari. Viene il fiatone a seguire le novità che l’amministratore delegato mette sul tavolo ogni settimana. Un vulcano in continua eruzione che travolge tutto e tutti con un entusiasmo, pacato per carattere ma irrobustito da numeri e sfide mondiali.

Ormai ci siamo: il 15 aprile la berlina del Biscione sarà ordinabile dai concessionari, tra un paio di mesi anche l’Europa potrà prenotarla e subito dopo l’estate potrà navigare sull’oceano e correre sulle strade americane. Ma la road map è ancora più ambiziosa.

Entro fine anno sulla nuova linea produttiva di Cassino sbarcherà “Stelvio”. Un nome originale, ispirato all’omonino passo alpino, perché il Suv a marchio Fca ha grandi ambizioni. E guarda in alto. Parte da 79.000 euro e sarà presentato al salone di Los Angeles dal 18 al 27 novembre. Dunque, il 2016 si chiuderà con un secondo modello Alfa: significa che le tappe sono forzate e che l’azienda ci crede. “Forzate” come il lavoro in fabbrica. Per arrivare a pieno regime con Giulia e far spazio a Stelvio servirà piena occupazione e, presumibilmente, anche assunzioni. Le hanno annunciate tutti: dentro e fuori lo stabilimento. Perché a conti fatti serviranno braccia e teste.

Operatività e menti allenate ai processi produttivi e di sviluppo messi in piedi. Ma se da una parte si accelera, dall’altra si tira il freno a mano. La fatidica data dell’8 maggio è arrivata e con essa la fine della cassa integrazione. Tutto risolto? Neanche per sogno. Fca ha deciso che non è tramontato il tempo degli ammortizzatori sociali e così ha scelto la via dei contratti di solidarietà. Per un anno. E sull’accordo ha dovuto dichiarare 1.736 operai in esubero... temporaneo.

Ogni lavoratore dovrà lavorare, fino a maggio prossimo, per un minimo del 30% a un massimo del 45%. La soglia, insomma, non tocca quel 50% richiesto dai sindacati. Gli stessi che tuttavia, eccezion fatta per la Fiom, hanno firmato l’intesa. Convinti che la ripresa c’è, è alle porte, ma tarda a presentarsi e ad affacciarsi in questo territorio.

Il sogno della F1 è vicino: L’Alfa potrebbe rilevare la scuderia Sauber in affanno economico

Sergio Marchionne ci crede. E gli esperti parlano di un sogno realizzabile. Così non cala il sipario sull’ipotesi di portare l’Alfa Romeo in Formula 1. L’ad ci lavora da mesi, gli appassionati pendono dalle sue labbra, i nostalgici tengono costantemente le dita incrociate.

A rafforzare l’ipotesi c’è un fatto: la Sauber svizzera starebbe attraversando una forte crisi economica con tecnici e ingegneri senza stipendio da mesi. Per loro i costi di permanente in F1 starebbero diventando proibitivi, con serie difficoltà a partecipare addirittura al Gran Premio di Shanghai.

Un caso che potrebbe trasformarsi in una fortuna! Ecco che potrebbe fare capolino il Biscione e valutare l’idea di “i nve st i re” sulla quarta scuderia più longeva in Formula 1, con risorse tecnologiche all’avanguardia. Doppio il vantaggio: la Sauber avrebbe ancora un respiro, senza chiudere i battenti e l’Alfa Romeo potrebbe accelerare il processo per tornare in pianta stabile in Formula 1. Non è un mistero che il presidente della Ferrari, abbia sempre strizzato un occhio all’eventualità di un ritorno nella Formula 1 dell’Alfa Romeo.

E già nella scorsa stagione il logo del biscione è stato posto sulle Rosse di Maranello. D’altra parte, Marchionne qualche tempo fa lo disse esplicitamente: “l’Alfa ha le qualità per arrivare in F1”. Un ’idea che sicuramente sarebbe gradita al pubblico italiano, memore dello storico impegno del Biscione nel mondo del motorsport. Gli italiani sognano... ma sperano anche i vertici del gruppo Fca che hanno il desiderio di riportare il marchio di Arese alle competizioni internazionali.

Lo hanno detto più volte, sottolineando però la difficoltà di un ingresso in una competizione difficile e costosa. All’appello mancherebbe il supporto e la logistica di un team esistente. E defaillance di Sauber potrebbe rappresentare la chiusura del cerchio “magico”.