Quasi quattro anni di attesa per una risposta concreta. Dal 13 marzo 2013 l’immobilità (letterale e figurata) ha segnato la storia del viadotto Biondi, ma da ieri mattina alle 11.30 la viabilità, perdonando il gioco di parole, ha preso un altro corso. Ed è il corso del ponte Bailey che è stato inaugurato tra applausi ed entusiasmo, con una folla di persone che si è radunata in piazza San Tommaso D’Aquino per consacrare il momento.

L’assessore ai Lavori pubblici Fabio Tagliaferri ha introdotto le fasi che hanno permesso la realizzazione del ponte. «Questa è un’inaugurazione importante - ha spiegato - Il sindaco pensa e fa cose straordinarie. Oggi abbiamo concluso la sistemazione di un’area infrastrutturale fondamentale per la città».

Per l’occasione è intervenuto anche il prefetto Emilia Zarrilli, che si è insediata pochi mesi dopo la frana che ha portato allo sgretolamento di parte del viadotto Biondi. «Questo è un bellissimo regalo di Natale - ha commentato il prefetto - Anche se non ero qui al momento del crollo, ho vissuto la tragedia del traffico che ne è conseguita. Ci sono voluti anni per trovare una soluzione, ma il sindaco, con la sua decisione ci è riuscito. Adesso il timore è che il momentaneo diventi definitivo - ha chiosato - Da oggi almeno frequenteremo questa strada in sicurezza».

Anche il professor Quintilio Napoleoni, docente della Sapienza - Università di Roma, che ha curato le fasi della progettazione, ha espresso le proprie impressioni. «È una grande emozione vedere il ponte realizzato - ha esordito - Una sera parlando con il sindaco e i tecnici del Comune è venuta fuori l’idea di questa struttura militare, da utilizzare in attesa della ricostruzione definitiva del viadotto».

«Oggi va in scena la dimostrazione che il pubblico se vuole può tutto - ha sottolineato il sindaco Nicola Ottaviani - Abbiamo passato mesi a lavorare insieme e sono contento di ringraziare ognuno di coloro che ha reso possibile la realizzazione di questa sfida. Il tutto utilizzando solo fondi comunali. Nulla è giunto da Regione e Stato. Ci hanno affiancato diversi professionisti e il progetto ha saputo fare da traino a tutto il territorio - ha aggiunto - Abbiamo ricevuto un importante supporto da parte della Protezione civile e del Genio civile. La Janson Bridging, l’impresa olandese che si è occupata del ponte, e la Geodes di Esperia, che ha verificato le condizioni geologiche, hanno svolto i loro compiti nella massima professionalità. Ringrazio per la correttezza anche la Guardia di Finanza e la Questura. I Comuni possono fare anche da soli e questa giornata lo dimostra - ha proseguito - Il viadotto ha sempre rappresentato un pezzo di città ed era innaturale che fosse chiuso. Abbiamo coronato un piccolo sogno. È stato effettuato un collaudo di 140 tonnellate, peso 12 volte superiore al limite minimo verificato di norma. La struttura quindi può rimanere per diversi anni. I fondi comunali sono stati ottenuti mettendo insieme gli oneri concessori - ha concluso - Ora resterà solo da capire i flussi del traffico. Per fare ciò è stato installato un semaforo intelligente che dà il verde e il rosso in base ai segnali provenienti dai sensori sotto l’asfalto drenante».

Dopo le dichiarazioni delle autorità, don Giorgio Ferretti, in rappresentanza del vescovo diocesano, ha benedetto il viadotto e il primo cittadino ha tagliato il nastro tricolore. Dopodiché i presenti hanno attraversato il ponte e il sindaco con il prefetto, a bordo di un mezzo della Protezione civile, hanno percorso il tratto. Il tutto è iniziato nella notte del 13 marzo 2013, quando una prima frana ha portato via parte della terra che sosteneva il viadotto. Il tratto è stato chiuso nell’immediato dal Comune per cercare di evitare danni a persone e cose, che per fortuna non si sono verificati.

Poi il terreno ha continuato a crollare, fino a fermarsi nella condizione attuale. Poi una “cascata” di promesse di intervento che ancora oggi sono appese al palo. Di fatto l’iniziativa del sindaco è stata l’unica a trovare concretezza nel suo percorso e che in qualche modo è riuscita a sanare, anche se parzialmente, una delle cartoline meno lusinghiere del capoluogo.