«Questo presepe lo dedichiamo ai bambini, a tutti i bambini del mondo, che hanno bisogno di attenzione e di affetto, con l’augurio che abbiano sempre al loro fianco persone belle che li aiutino a vivere bene. I bimbi hanno bisogno degli adulti per raggiungere la maturità umana e cristiana». Il segno della croce e un lungo applauso hanno salutato le parole di don Alberto, parroco del santuario della Santissima Trinità di Vallepietra, che ha benedetto il presepe galleggiante che l’associazione “L’Impegno” ha voluto posizionare sul fiume Aniene, in località Ponte Alati a Trevi nel Lazio.

Alle dieci, all’arrivo delle prime comitive e dei primi curiosi, la temperatura non era incoraggiante e l’erba del pianoro era imbiancata di brina. Pian piano l’aria si è riscaldata. Gli agricoltori della Coldiretti, sotto gli stand gialli di Campagna Amica e gli artigiani di Trevi e Vallepietra hanno allestito i banchi lungo la strada e in poco è stato tutto un fiorire di ghirlande, decorazioni natalizie, ciambelle, pizza, pane caldo appena sfornato e delle prime ceste di vimini intrecciate sul posto, in tempo reale, da un ragazzone di poche parole, ma di grande maestria.

L’arrivo degli zampognari ha aperto la festa. Gerardo Mattia e Stefano Bacchi, il primo capo dei sub che hanno posizionato il presepe, il secondo segretario de “L’Impegno”, hanno accolto e salutato le famiglie, le coppie, i gruppi di amici che, incoraggiati dai primi raggi di sole che hanno vinto il gelo, sono arrivati a Ponte Alati per partecipare al rito collettivo della posa del presepe. Un rito che però, come ha ricordato anche a Trevi il presidente de “L’Impegno”, Aldo Mattia, «a prescindere dagli aspetti popolari, folkloristici e festaioli dell’evento, resta innanzitutto un momento di preghiera, di riflessione e di intima spiritualità».

Le acque gelide dell’Aniene non hanno spaventato i sub incaricati di posizionare il presepe intagliato nel legno dal maestro Fausto Roma per la cerimonia del Natale scorso sul fiume Cosa a Frosinone. A mettere in risalto la profonda cristianità dell’evento è il sindaco di Trevi, Silvio Grazioli, che nel suo saluto definisce la posa del presepe «una bella e autentica testimonianza di fede tra amici che, in questo periodo, nell’imminenza del Natale, assume un valore universale che abbatte steccati, supera differenze, libera dai recinti».

La scultura di legno galleggiante è ormai adagiata sull’acqua. La banda musicale San Pietro Eremita intona ancora una sinfonia. Il sindaco saluta, scambi abbracci. Al suo fianco gli assessori comunali Stefania Mari e Luciano Paris, che hanno collaborato con L’Impegno nei mesi estivi, quelli dei ripetuti incontri in Comune per organizzare la manifestazione. Qui è di casa il direttore del Parco dei Simbruini, Paolo Gramiccia. Coi guardiaparco presidia l’area e coordina la sicurezza. Il momento più emozionante è proprio quello della prima marcia suonata dalla banda, che accompagna il gruppo dei camminatori che arrivano a Ponte Alati dopo una passeggiata di 30 chilometri iniziata all’Arco di Trevi, a metà strada della provinciale che da Guarcino porta fino agli Altipiani di Arcinazzo e poi a Trevi. A precedere gli escursionisti è lo stendardo della Compagnia de L’Impegno. Quella del pellegrinaggio a Vallepietra, che nel 2017 organizzerà la terza edizione.

All’una, il pianoro si svuota. La benedizione di don Alberto chiude una giornata diversa, una domenica immersi nella natura, in uno dei luoghi più incantevoli della Ciociaria, lontano dal traffico, dalle code, lontano dai centri commerciali e dalla frenesia della pur inevitabile, e magari piacevole, corsa ai regali. La banda saluta e va via. Gli zampognari, coperti dalla lana di pecora, sono quelli che meno di tutti hanno sofferto il freddo. Salutano anche i carabinieri del nucleo soccorritori fluviali della sezione di Monte San Giovanni Campano, che hanno ripetuto la dimostrazione di salvataggio con lettiga di un escursionista infortunato. Una gran bella domenica. Di festa e di religione. Un presepe, una famiglia che anche da Trevi, dal cuore profondo della Ciociaria, hanno testimoniato un messaggio di fede, di fratellanza, di speranza.