Arresto convalidato e scarcerazione, con semplice obbligo di firma dal lunedì al venerdì, per Gianluca Arduini, il 35enne di Torrice accusato di omicidio stradale che poco dopo le 21 di giovedì scorso con la sua Bmw Serie 3 ha investito e ucciso il 70enne di Alatri Eugenio Rapone, lungo la Statale 155 nei pressi di Tecchiena di Alatri. 

Arduini è comparso stamattina davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Frosinone assistito dal suo legale di ficucia, l'avvocato Giampiero Vellucci, in sede di udienza di convalida dell'arresto, operato giovedì sera su disposizione del magistrato subito dopo l'investimento mortale. Il giovane fu portato all'ospedale "Spaziani" di Frosinone sia perché in stato di choc sia per essere sottoposto agli esami finalizzati ad accertare l'eventuale positività all'alcol o alla droga. E proprio quest'ultimo test ha dato esito positivo, acclarando che il 35enne aveva assunto cocaina. Non solo: da ulteriori controlli è emerso anche che il giovane, gravato da un precedente provvedimento giudiziario di arresti domiciliari per reati di natura familiare non avendo ottemperato agli obblighi del mantenimento, al momento dei fatti era fuori di due ore da un permesso che aveva ricevuto dal giudice per assentarsi momentaneamente da casa. Di qui anche l'accusa di evasione. 

Stamattina, quindi, l'udienza di convalida dell'arresto nel corso della quale il Gip ha scarcerato il 35enne dopo aver ascoltato la tesi difensiva esposta dall'avvocato Giampiero Vellucci. Tesi che è quindi stata accolta dal Gip e che si può riassumere in alcuni punti fondamentali: Gianluca Arduini non ha visto la sagoma di Eugenio Rapone per via del buio della zona dove si è verificato l'incidente (il tratto della Statale 155 che passa di fronte la filiale Unicredit di Tecchiena di Alatri, dove il 70enne aveva parcheggiato la sua Fiat Panda, in direzione Alatri-Frosinone, per recarsi al Bancomat), zona che a detta della difesa non sarebbe sufficientemente illuminata; per via dell'oscurità Arduini ha visto sbucare l'uomo all'improvviso senza avere alcuna possibilità di evitarlo, pur avendo tentato di farlo; al momento dell'incidente non era sotto l'effetto della cocaina, che aveva sì assunto ma, come dichiarato al Gip, "non prima di un mese" e sicuramente non nelle ore immediatamente precedenti l'incidente. E siccome, ha proseguito Vellucci nella sua linea difensiva, la letteratura scientifica insegna che tracce di tale tipo di droga possono restare nel sangue anche per sei mesi, è caduta di fatto la circostanza che l'investimento sia avvenuto sotto l'effetto di sostanze stupefacenti; inoltre, nel punto in cui Eugenio Rapone ha attraversato la strada, non ci sono strisce pedonali e quindi, sempre secondo la difesa, l'uomo non avrebbe potuto attraversare lì ma dove ciò è consentito. Nello stesso tempo, la mancanza delle strisce non ha messo in allerta il 35enne che non poteva aspettarsi l'attraversamento di un uomo in un punto in cui ciò non è consentito. 

Ascoltate ed esaminate tali argomentazioni, il Gip ha quindi deciso di convalidare l'arresto di Gianluca Arduini per omicidio stradale (il primo caso in Ciociaria ed uno dei primissimi in Italia, essendo stato istituito tale reato solo poche settimane fa), ma, sulla base delle tesi della difesa, in attesa del processo che verrà (nel quale il 35enne rischia da 8 a 12 anni di carcere) ne ha disposto l'immediata scarcerazione con il solo obbligo di firma dal lunedì al venerdì (sabato e domenica esclusi, quindi). Arduini resta comunque agli arresti domiciliari (ma solo per meno di due mesi) a causa di un altro reato di natura familiare.

Inoltre, come detto prima, essendo di fatto evaso dagli stessi domiciliari per aver sforato il permesso orario, a breve dovrà nuovamente comparire dinanzi al giudice per rispondere di quest'altro reato. Ma questo è un altro capitolo della sua vicenda giudiziaria, nel quale il giudice potrebbe anche assumere altri provvedimenti nei suoi confronti. 

Intanto, presso l'obitorio dell'ospedale di Frosinone stamattina si è svolta l'autopsia sul cadavere del povero Eugenio Rapone.Â