Una fase processuale delicata, che oggi ha vissuto un vero colpo di scena. È stata messa la pietra tombale sulla possibilità di decodificare il contenuto dell’Iphone di Alessandra, e, soprattutto, dei suoi messaggi whatsapp, dai quali la difesa di Frocione, rappresentata dall’avvocato Enrico Pavia, sperava e confidava di ottenere elementi utili nella difesa del suo assistito. Non è servito nemmeno consultare la Apple: infatti, la società ha garantito una minima assistenza, poi, come avvenuto in casi ormai famosi, come quello dell’Fbi che aveva chiesto all’Apple di entrare nel telefono dell’attentatore di San Bernardino, si è avuto lo stop.

La giornata in aula

Dinanzi al giudice Antonello Bragaglia Morante ed al pm Rita Caracuzzo l’udienza è iniziata con l’intervento del perito psichiatrico, che ha riferito come Frocione, pur permanendo le sue patologie, ha superato la fase acuta delle sue problematiche e quindi può affrontare il processo. Poi è stato il turno del perito informatico Dezzani, che ha seguito grandi processi, e che era stato incaricato di decodificare l’Iphone di Alessandra. Non è riuscito nell’impresa, nonostante Apple abbia dato una iniziale assistenza, in quanto la non coincidenza dei codici ha reso impossibile un ulteriore intervento di Apple.

Negato l'aiuto degli israeliani

Si è prospettata così, da parte della difesa, la possibilità in via alternativa di far sbloccare il cellulare da una società israeliana, utilizzata dall’Fbi per sbloccare senza Apple il telefono dell’autore della strage di San Bernardino. Il giudice ha valutato la richiesta ma, visto il costo di 500mila dollari (circa 450mila euro) per tale operazione, considerandola elevata per l’erario, ha respinto la richiesta. Ha così fissato le due prossime udienze: il 3 maggio per la requisitoria del Pm e il 29 giugno per la discussione della difesa. L’udienza si è chiusa con la richiesta del pm di far tornare in carcere Frocione, visto che ora può affrontarte il processo a seguito anche della perizia psichiatrica. Il giudice ha cinque giorni per decidere. Siamo quindi alle battute finali del procedimento, certo che resta il giallo e il mistero del contenuto dell’iphone di Alessandra Agostinelli. Cosa c’era scritto non si saprà mai, segreti che la 34enne madre di due bambini si è portata nella tomba. Ora non resta che attendere l’esito finale del processo che due anni fa sconvolse due comunità, quella di Alatri e quella di Genzano, città natale di Alessandra.