Per tre giorni il palazzo dello sport è tornato a riempirsi. Dell’ormai scomparso Basket Veroli restano i pennoni che celebrano la conquista delle coppe Italia di serie A2, e allora da venerdì a domenica nell’impianto si è respirata un’aria nuova.

L’aria portata dai tanti volontari che hanno preso parte all’esercitazione regionale di Protezione civile. Sono stati 261 i volontari impegnati sul campo allestito all’esterno del palasport con 76 organizzazioni coinvolte e cinque amministrazioni pubbliche ospitate come osservatrici, i Comuni del vesuviano Ottaviano e Poggiomarino nonché le Regioni Campania, Marche e Friuli Venezia Giulia, con loro anche una delegazione del Comune di Belgrado, capitanata dal vicesindaco. Nel corso dell’evento, dopo l’allestimento del campo con 23 tende più una serie di strutture come i tendoni del posto medico e della mensa, è stato organizzato il trasbordo, con una quarantina di autobus, via autostrada, da Cassino a Frosinone.

Il convoglio serviva a testare non solo l’idoneità del sito ma anche la fruibilità delle strade di collegamento. E da questo punto di vista l’area degli impianti sportivi ha riscosso l’apprezzamento dei tecnici della protezione civile. Il sito è dunque utilizzabile in caso di grave emergenza come quella che potrebbe essere determinata da una calamità naturale come un terremoto, un’alluvione, l’eruzione del Vesuvio (da qui la presenza della delegazione venuta da Ottaviano che, in caso di necessità, andrà ospitata nel Lazio) o un grave incidente stradale.

Diverse anche le esercitazioni che hanno impegnato i volontari con l’obiettivo di valutare la macchina dei soccorsi nel suo complesso. E durante l’esercitazione si è pensato un po’ a tutto dalle piccole alle grandi cose, dallo svuotamento di un’area allagata alle manovre di primo soccorso, passando per la necessità di garantire la dovuta assistenza anche alle persone non autosufficienti. Questi i numeri del volontariato in provincia di Frosinone: 53 associazioni presenti sul territorio e 21 gruppi comunali, che rappresentano il 15% del totale del Lazio. Solo Roma ha più associazioni e volontari.

Il commento

Obiettivo centrato. Il Casaleno, con i suoi grandi spazi, è in grado di ospitare un’emergenza di Protezione civile. Non lo dicono solo le carte, che hanno incluso l’area tra le sei individuate in tutto il Lazio, lo dice anche il risultato della tre giorni di esercitazioni conclusasi ieri mattina.

«Nel complesso l’esercitazione ha dimostrato che l’area è adeguata per le esigenze in caso di evento calamitoso - spiega il disaster manager Ruggero Marazzi, responsabile della Protezione civile del Comune di Frosinone - Ha funzionato bene anche la risposta in termini di operatività. Sono emerse delle crititicà, ma anche per questo vengono svolte le esercitazioni».

Organizzatori soddisfatti per la presenza del pubblico.
«C’è stata una risposta buonissima della popolazione: sabato abbiamo avuto circa 400 visitatori, che vanno aggiunti ai200 alunnidella mattinata».

Tornando al bilancio, si respira ottimismo.

«Da un punto di vista dell’organizzazione e della gestione è stata una bella esperienza. Abbiamo rinforzato la capacità di lavorare insieme. I collegamenti tra la sala comando e la prefettura hanno funzionato. Una quindicina le simulazioni che abbiamo fatto».

Superata la prova dell’evacuazione di massa.

«Abbiamo avuto un convoglio da Cassino con circa 400 mezzi per duecento metri di lunghezza. Tutto è filato liscio sia in autostrada che nel tratto urbano».

L’area individuata è considerata ampiamente utilizzabile, considerando pure un’eventuale coincidenza tra emergenza ed eventi che potrebbero essere ospitati nel nascituro stadio, nella piscina o nel palazzo dello sport.

«Il 90%delle volte viene individuata un’area sportiva. La spesa per attrezzare un’area solo a questo scopo è pazzesca. Ecco perché si punta su aree polifunzionali, dove ci sono impianti sportivi o si fanno i mercati, in quanto riconvertibili in tempi brevi».

Sulle criticità invece si lavorerà.

«Le crititicà principali riguardano l’aspetto organizzativo. Consideriamo che si sono degli enti che non hanno attitudine all’emergenza, con un visione burocratica, e la difficoltà a rapportarsi tra soggetti diversi. Il passaggio da una situazione ordinaria a una straordinaria non è indolore. Anche il debriefing è stato reale in quanto si sono messe in luce le cose non andate per il verso giusto. Le criticità emerse sono state poche».