Spazio satira
Frosinone
28.01.2025 - 09:00
Le piste ciclabili a Frosinone sono diventate una vera e propria barzelletta. Prima la storia dei cordoli, installati, poi tolti, e un progetto totalmente rivisitato (anche nei colori) da parte dell’amministrazione comunale. Fino all’anno scorso la città offriva un’ampia gamma di scelta tra tutti i tipi di percorsi destinati alle biciclette. Dai più semplici, c’era la pista ciclabile a raso, a quelli più complessi, dove erano previsti anche cordoli, oppure i paletti in plastica. Senza tralasciare i colori: nere, rosse e azzurre. Ma una volta omologate, adesso infatti dovrebbero diventare tutte a raso gialle e blu, la questione sembrava essere risolta. Invece no. Così dopo le piste ciclabili che si interrompono nel nulla, come nel caso di Selva Piana, dove i percorsi sono rimasti tuttora incompleti, adesso tocca proprio a loro suscitare le più disparate polemiche e facili ironie un po’ ovunque: dai social, alle piazze e nei bar.
Partiamo da corso Lazio. Qui una parte della ciclabile è disegnata mentre gira intorno ad un albero. Quindi i ciclisti, mentre percorrono il tratto, dovranno essere bravi a schivare l’ostacolo senza rischiare di finire proprio contro l’arbusto. Poi c’è il caso di viale Grecia dove la creatività è andata oltre ogni aspettativa. Una volta giunti sul posto i tecnici incaricati del lavoro si sono trovati di fronte un altro problema ormai protagonista delle piste ciclabili, ossia quello della sosta selvaggia che, invece di subentrare solo a lavoro completato, questa volta è comparsa prima della realizzazione della pista vera e propria. Quindi le auto erano parcheggiate proprio nel punto in cui i tecnici avrebbero dovuto disegnare la pista ciclabile. In questo caso, invece di segnalare la violazione alla polizia locale, hanno pensato bene di disegnare comunque il tratto di blu lasciando “buchi” che tratteggiano la sagoma delle macchine in sosta. Il risultato finale? Un vero e proprio capolavoro pronto ad essere giudicato dal più grande critico d’arte. Insomma, al peggio non c’è mai fine.
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