Spazio satira
La storia
19.04.2022 - 09:59
I bambini ucraini che nei giorni scorsi hanno ricevuto le uova pasquali donate loro da una famiglia isolana che le ha acquistate dall'Onlus Olly
Hanno età diverse, esigenze diverse, matutti hanno affrontato un lungo viaggio per arrivare in Italia. Sono i bambini ucraini che nei giorni scorsi hanno ricevuto le uova pasquali donate loro da una famiglia isolana che le ha acquistate dall'Onlus Olly che è a sostegno di persone e famiglie colpite dall'epidermolisi bollosa. Bambini che hanno conosciuto l'orrore della guerra, che quando sentono un aereo volare sulle loro teste si riparano.
I piccoli sono felici qui in Italia, hanno l'appuntamento con la scuola, dove sono stati accolti sia dal personale docente, ma anche dai compagni e dalle loro famiglie che hanno in alcuni casi, anche attraverso spontanee raccolte, regalato indumenti nuovi ai bambini. E poi c'è Stefan, adolescente, che si è inserito nel tessuto sociale di Isola del Liri dove gioca a calcio con i suoi coetanei. L'estrosa Assol indossa un particolare cerchietto che ne identifica la personalità creativa che dall'Ucraina ha messo nella sua valigia di sogni e spera di poter lavorare nel mondo del cinema e della televisione. Sono bambini a cui piace cantare, ballare, giocare a calcio e disegnare. Solo che hanno negli occhi il ricordo della guerra e anche se le loro mamme fanno di tutto per renderli sereni, accadono episodi che lasciano senza parole.
I due bambini, Milana di tre anni e suo fratello di 11, erano in videoconferenza tramite il cellulare con i nonni rimasti in Ucraina. Improvvisamente nel teatro di guerra vengono azionate le sirene che i due bambini conoscono bene perché prima di arrivare in Italia erano costretti di giorno, ma anche di notte a scendere giù nelle cantine per mettersi al riparo. E così quando, via cavo, hanno sentito le sirene e visto i nonni alzarsi dalla sedia per scappare anche loro sono corsi nel bagno del loro appartamento a Sora. Storie difficili da ascoltare e tanto il dolore per la condizione psicofisica che stanno vivendo queste persone, strappate alla loro quotidianità. E intanto, mentre aspettano di tornare nelle loro case, ringraziano gli italiani per l'accoglienza.
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