Che cosa hanno in comune i R.E.M. con Marvin Gaye o il jazz? La riposta va ricercata in Ciociaria: i 7 Training Days. La band frusinate, giunta ormai al terzo album, ha compiuto il salto di qualità definitivo: con “Stop the Bombing”, uscito l’11 aprile, il quartetto ha infatti trovato una dimensione nuova, seppure legata ad alcune sonorità che risalgono agli ’60 e ’70. E il mix tra funk e pop, incredibilmente, funziona. Ascoltando i nove brani che compongono il disco, si ha l’impressione di viaggiare avanti e indietro nel tempo: gli echi dei Radiohead, ad esempio, si fondono con reminiscenze della Motown, la storica casa discografica soul che lanciò, tra gli altri, Stevie Wonder. Oltre alla title-track, dal ritmo vagamente reggae, ci sono canzoni vellutate come “Lightway” o “If Winter Comes”, ma anche pezzi più rock come “Awareness” e la splendida “Fuzz in your Head”, fino al crescendo ipnotico di “Red Ocean/Blue Ocean” che chiude l’album. A tessere questa trama, gli arrangiamenti arricchiti di trombe e sintetizzatori, novità assoluta per i 7 Training Days.
La band, composta da Antonio Tortorello (basso e tastiere), Simone Ignagni (chitarra e voce), Giovanni Ignagni (batteria) e Daniele Carfagna (chitarra e tastiere), sarà in concerto il 3 giugno a Latina e l’11 giugno a Sora. Intanto, però, si gode la soddisfazione di vedere concluso un progetto creativo iniziato quasi due anni fa grazie ad una… improvvisazione particolarmente ispirata.

Ci raccontate come è nato questo album?
«Dopo il lungo giro di concerti seguito alla pubblicazione del nostro precedente disco, “Wires”, abbiamo sentito la necessità di fermarci e fare il punto della situazione: volevamo voltare pagina e continuare la nostra personale esplorazione nel nome di una continua ricerca sonora, che è poi la cosa che ci stimola maggiormente. La scintilla è scoccata nel settembre del 2014, quando ci siamo ritrovati in sala prove e sull’onda di un giro di basso è uscita fuori un’improvvisazione che a conclusione della giornata si è trasformata nella canzone che dà il titolo all’album. Da lì in poi la composizione è fluita in maniera veloce e naturale, e nel giro di pochi mesi ci siamo ritrovati con una ventina di pezzi, da cui sono state estratte le nove tracce che abbiamo inciso al VDSS Recording Studio di Morolo sotto la guida di Filippo Strang, nostro produttore dal 2012».

Quali band vi hanno ispirato nella composizione delle canzoni?
«Senza dubbio tutta la black music degli anni ‘60 e ’70: Curtis Mayfield, Stevie Wonder, Sam Cooke e Marvin Gaye, ma anche l’epopea jazz con Charlie Mingus, Dave Brubeck e Miles Davis. Oltre ai nostri numi tutelari di riferimento: Wilco, The National, Nada Surf, TV On The Radio, The Black Keys, R.E.M.. Una fusione di generi apparentemente improbabile, ma crediamo che sia proprio questa mescolanza l’arma vincente dei nuovi brani».

Nella title-track c’è un chiaro messaggio: «Fermate il Bombardamento». Un appello, di questi tempi più attuale che mai, alla pace…
«In realtà il titolo è nato quasi per scherzo a seguito di una serie di episodi capitati a ciascuno di noi. Poi ci siamo accorti che effettivamente faceva il paio con tutta una serie di altri significati: le peculiarità del periodo storico-politico americano a cavallo degli anni ’60 e ’70, da cui attingevamo anche per i nostri brani, una certa estetica degli stessi anni (che abbiamo cercato, con l’aiuto di Samuele Rossi, di evidenziare con la parte grafica del disco) e, purtroppo, la tragica attualità che stiamo vivendo. Da qui abbiamo dato vita ad una riflessione sull’incomunicabilità e sugli ostacoli che impediscono un dialogo senza barriere. I protagonisti della title-track sono due persone che si trovano sull’orlo dell’abisso a causa della loro difficoltà nel trovare un codice comunicativo comune. La domanda è: “Se anziché continuare a bombardarci ci impegnassimo per trovare un linguaggio per incontrarci serenamente?”. Il progresso tecnologico e l’aumento delle possibilità di “connessione” ci fanno pensare a un’umanità finalmente vicina, ma riteniamo che sia solo un enorme bluff. La verità viene filtrata da un’inestricabile ragnatela di fraintendimenti e diventa sempre più complesso riuscire a sbrogliare una matassa di non detti, - o di “detti male”».

Come nasce il nome “7 Training Days” (in italiano “7 giorni di allenamento”, ndr)?
«Cerca di evocare il nostro naturale approccio a tutti i processi compositivi: cura certosina e maniacale ricerca del controllo su ogni singolo aspetto del suono e dell’immagine. Un allenamento costante condotto con sacrificio, amore e, a volte, pignoleria».

Facciamo un po’ di “fantamusica”: se poteste esibirvi insieme a una band o a un musicista di fama internazionale, anche del passato, chi scegliereste?
«Forse è il caso che ognuno di noi dica la sua»
Antonio: «Bruce Springsteen».
Daniele: «The Cure».
Giovanni: «The Doors».
Simone: «R.E.M.».

Dove vogliono arrivare i 7 Training Days?
«Vorremmo continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto, nel nome di una passione comune e di una ricerca artistica che ci aiuti a esprimerci al meglio, sempre con la voglia di farci conoscere il più possibile. Anche se siamo consapevoli che forse non suoneremo mai al Madison Square Garden, tutte le piccole grandi soddisfazioni che la musica ci regala rappresentano (per parafrasare l’immagine di copertina di “Stop the bombing”) il carburante migliore per destreggiarci tra le asperità della vita».


7 TRAINING DAYS:

Simone Ignagni: Voce, Chitarre
Antonio Tortorello: Basso, Tastiere
Giovanni Ignagni: Batteria, Percussioni
Daniele Carfagna: Chitarre, Tastiere

 

TRACKLIST “STOP THE BOMBING”:

1.   Awareness
2.   A Waste Of Gold
3.   White Lies
4.   Stop The Bombing
5.   Lightway
6.   Hurtgame
7.   Fuzz In Your Head
8.   If Winter Comes
9.   Red Ocean/Blue Ocean

CLICCA QUI PER VISITARE IL SITO UFFICIALE DEI 7 TRAINING DAYS

VISITA LA PAGINA FACEBOOK DELLA BAND

ASCOLTA L'ALBUM "STOP THE BOMBING"

Il video ufficiale del brano "Stop the Bombing"