Sul sito del Valle del Liri, scorrendo tra le voci, ci si fa un’idea sulla gestione finanziaria e ci si può almeno interrogare su opportunità e congruità delle scelte operative, gestionali e amministrative. Ad esempio: il codice dei contratti d.lgs. n.163 del 2006 precisa che per lavori o acquisti di beni e servizi per un importo superiore ai 40.000 euro si debba procedere nel rispetto dei principi di trasparenza, rotazione, parità di trattamento previa consultazione di almeno cinque operatori economici individuati sulla base di indagini di mercato o tramite elenchi predisposti dalla stazione appaltante e che, invece, per importi inferiori è consentita la procedura di affidamento diretto.

Due le scelte: se compri tutto in un colpo solo, programmando gli acquisti a inizio anno, spendi una volta sola e inoltre, tramite la procedura comparata pubblica, hai la certezza che risponderanno numerose ditte e che potrai scegliere l’offerta più vantaggiosa, risparmiando parecchi soldi. Insomma è come se si comprasse all’ingrosso: maggiore concorrenza e minori costi.

Se invece compri volta per volta, giorno per giorno, addirittura anche più volte nello stesso giorno, sempre facendo attenzione a non superare la soglia dei 40.000 euro, puoi comprare dove vuoi. Ecco che il Valle del Liri ha seguito, almeno nel 2015, questa modalità, deliberando centinaia di acquisti frazionati tramite affidamento diretto. Ossia: scelgo io il fornitore, ordino quello che mi serve, acquisto e pago. Come fare spesa al negozietto di alimentari. Solo che questa modalità denota scarsa capacità di programmazione.

Se non, a pensar male, un modo per restare sempre sotto la soglia dei 40.000 euro e comprare dove si vuole in libertà. Un modus operandi, magari legittimo, ma che si rivela ben più dispendioso della gara ad evidenza pubblica, dove quello che ti serve lo compri tutto insieme a prezzi concorrenziali. Fatto sta che nel 2015 l’ente di via Vico ha comprato poco alla volta, ma spessissimo. Quasi al ritmo di shopping compulsivo. Spesso servendosi sempre dello stesso fornitore, come nel caso di un’azienda presso la quale risultano un’ottantina di acquisti con importi che vanno dai 117 ai 4.953 euro, dai 3.904 ai 9.882 euro. Ma il Consorzio ha fatto spesa tante volte anche in un negozio di ceramiche, presso un hotel (112 euro) e in un agriturismo (680 euro).

Anno nuovo, vecchie abitudini. Con deliberazione 21del 2016il comitato esecutivo ha impegnato, per intervenire sugli impianti di irrigazione, oltre 64.000 euro. Si è bandita una gara pubblica? Neanche per sogno: si è ripartita la spesa presso 4 aziende diverse (per importi individuali di 22.600 euro, 21.600 euro, 14.800 euro, 5.300 euro).

Ferma restando la legittimità dell’operato e delle transazioni, restano perplessità almeno sulla opportunità di scegliere la procedura diretta a scapito di quella comparata, dove più aziende concorrono e praticano forti ribassi pur di aggiudicarsi l’appalto. In sostanza, un bando pubblico onnicomprensivo per acquisto di beni e servizi necessari a garantire l’ordinaria operatività del consorzio avrebbe certamente consentito all’ente di conseguire sostanziosi risparmi sulle forniture. Anche perché lo stato delle finanze del Valle del Liri non è dei migliori, a causa della mancata riscossione tanto dei ruoli di contribuenza agricoli per 5.336.665 euro, quanto di quelli irrigui per altri 2.652.641 euro (per un totale di 8 milioni di euro).

Le mancate entrate hanno costretto il Consorzio a chiedere un mutuo bancario di 2.500.000 euro per fronteggiare le spese correnti. Anche scorrendo l’elenco delle consulenze legali viene da chiedersi se non fosse stato possibile ottimizzare i costi. Il Consorzio ha rinnovato la convenzione per consulenza giuridica con uno studio, mala lista di avvocati chiamati per tutelarsi in giudizi, cause e contenziosi, è ugualmente corposa.

Siccome anche in questo caso i nomi dei professionisti, tutti legittimamente incaricati, sono piuttosto ricorrenti, appare evidente come sarebbe stato più vantaggioso per le casse consortili attivare convenzioni. Si aggiungano contributi (da centinaia di euro ognuno) a una dozzina di feste della trebbiatura, della pastorizia, del vino, del mondo equestre. Infine, una voce della trasparenza on-line riguarda il personale. In molti contratti il monte ore settimanale è stato incrementato. Come accaduto nel caso di un dipendente figlio di un dirigente del Consorzio.

Resta qualche interrogativo da chiarire. E ora c’è chi chiede alla Regione Lazio, ai consorziati e all’Anac cosa intendono fare.