È morto Umberto Celani. Il Direttore. Aveva 69 anni. Era nato a Frosinone il 7 ottobre 1946: il papà Antonio, da giovane, si era arruolato nei paracadutisti della Folgore, la mamma Erminia gli aveva trasmesso quella saggezza contadina della quale è sempre andato fiero. È cresciuto «dall’a ltra parte della stazione, a Faito», come amava ripetere.

Quando l’asfalto non esisteva, le strade era sterrate e i bambini realizzavano un pallone con gli stracci e con tutto quello che riuscivano a trovare. Ha fondato e diretto due quotidiani locali, Ciociaria Oggi e La Provincia: basterebbe questo per dare lo spessore del professionista e dell’uomo. Ma non è stato sempre un giornalista. Fu ufficiale di fanteria e prestò servizio anche a Pordenone. Ha lavorato al Comune di Frosinone, fianco a fianco di sindaci come Paolo Pesci (del quale è stato capo della segreteria) e Dante Spaziani. Democristiano per convinzione, ma anche radicale per vocazione.

L’amicizia vera con Marco Pannella ha segnato una parte importante della sua vita. È stato anche sindacalista della Cisl e protagonista di congressi risoltisi per pochissimi voti. Aveva la competizione nel sangue e amava lo sport. Anzi, nel 1982-83 ricoprì pure il ruolo di presidente del Frosinone calcio, in un’annata decisiva per il futuro del club canarino. La sua passione, però, era scrivere. Ha iniziato giovanissimo, imponendosi immediatamente per intuizioni e genialità. Si è formato in quelle che erano davvero delle scuole e al tempo stesso delle palestre: le redazioni locali de Il Messaggero e de Il Tempo. Eravamo negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta.

Umberto Celani ha scritto di tutto: cronaca, giudiziaria, politica. Erano i tempi del terrorismo e raccontò, tanto per citare un episodio, l’omicidio di Fedele Calvosa. Sempre sul pezzo, mai una vacanza, costantemente concentrato, brillante. Impossibile non notarlo. Ed apprezzarlo. Nel 1988 Giuseppe Ciarrapico, di ritorno da un viaggio a New York, decide di fondare Ciociaria Oggi. Umberto Celani è il protagonista del progetto: prima caporedattore, poi direttore, è comunque lui il “pioniere” del giornalismo locale. Non fa sconti a nessuno e per la classe politica diventa un autentico incubo.

La sua rubrica storica, Buona Domenica, rappresenta un passaggio obbligato. Impossibile non leggerla. E chi non veniva citato semplicemente non contava. Nel 1999 fonda il secondo giornale locale, La Provincia. Amava le redazioni, si sentiva a casa sua. Ai suoi giornalisti non prometteva mai facili vittorie e strade lastricate di incenso. Chiedeva sacrificio, spirito di squadra, impegno, creatività, intelligenza e competenza. E diceva: «I risultati arriveranno, ma non hanno valore senza sangue e sudore». Andava controcorrente, nella professione e nella vita. Era perfettamente consapevole di avere nemici, ma anche tanti amici veri, di quelli che non si perdono. Ieri mattina lo ha portato via un male incurabile contro il quale ha combattuto da “g u e rriero” per anni: mai un lamento, sempre la voglia di reagire e di dimostrare che la vita è troppo bella per permettersi il lusso di arrendersi. La notizia della sua morte si è sparsa in un attimo e in tanti hanno voluto rendere testimonianza di portarsi dentro (per sempre) un pezzo di lui.

È un monumento del giornalismo locale, per il quale non nascondeva le preoccupazioni negli ultimi anni. In una celebre Buona Domenica (maggio 2014) scrisse: «Un effetto drammatico per i giornalisti ma anche per l’indotto... I politici, associazioni, organizzazioni ed enti da chi avranno quella cassa di risonanza im portante se non necessaria alla loro vita? Non ci si vuol rendere conto della funzione che svolgono i giornalisti a servizio della collettività. Insomma, senza informazione locale il nostro territorio finirà sui giornali nazionale solo “g r azie” a qualche calamità naturale, qualche omicidio o arresto eccellente.
La crisi, la Valle del Sacco, le eccellenze, il turismo piano piano non saranno più raccontati da nessuno. I volti dei bimbi delle Olimpiadi, le manifestazioni locali, la politica di paese che tanto affascina sarà raccontata solo in rete. Vogliamo questo?». I funerali di Umberto Celani verrano celebrati stamattina alle 11.30 presso la chiesa della Sacra Famiglia.

Le reazioni

«Una grande perdita per il mondo del giornalismo della provincia di Frosinone. Un uomo che ha fatto la storia della carta stampata e che si è sempre battuto per la verità». Lo ricordano così Maurizio Stirpe e Davide Papa, rispettivamentepresidente e vicepresidente di Unindustria. In tanti hanno voluto ricordare Umberto Celani. Guido D’Amico, presidente di ConfimpreseItalia, scrive: «Negli anni ha raccontato con la sua autorevolezza quello che accadeva nella nostra provincia formando anche intere generazioni di giornalisti». Per Pietro Zola, presidente del Cosilam, «un uomo che ha creato il mondo dell’informazione in provincia di Frosinone».

L’assessore regionale Mauro Buschini lo ricorda così: «Il giornalismo della provincia di Frosinone, con la scomparsa di Umberto Celani, perde un maestro, un direttore brillante, un uomo che tanto ha dato per questo territorio. Ha fatto informazione in maniera schietta, puntuale e corretta».

Per il presidente della Provincia Antonio Pompeo «un grande uomo e un grande professionista».

Luigi Fiorletta, direttore dell’Accademia delle Belle Arti, rileva: «La notizia della morte di Umberto Celani mi addolora profondamente, per l’amicizia che ci legava da molti decenni e per tutto quello che ha saputo dare nel corso di questi anni al territorio e all’Accademia delle Belle Arti, alla cultura, nella creazione artistica sempre radicata nella realtà culturale di un territorio ricco di storia. Trovare delle parole come onestà, serietà e stile sembrerebbe come trovare degli inutili orpelli di circostanza, Umberto lascia un vuoto enorme nel giornalismo ciociaro. Un uomo di rara umanità e gentilezza, un signore che ha segnato il raccontare Frosinone e la sua Ciociaria in maniera semplice ed elegante».

Mario Abbruzzese, consigliere regionale di FI, dichiara: «Perdiamo un uomo, un giornalista, un direttore che ha fatto la storia del giornalismo di questo territorio».

Per Pasquale Ciacciarelli, presidente del Consorzio di bonifica Valle del Liri di Cassino, «un maestro di vita e di giornalismo».

Il ricordo

Ragazzi’, vai in consiglio comunale di corsa. Si chiude alle 22.12, ce la fai a scrivere il pezzo in un quarto d’ora? Non è ammesso un no come risposta». Il mio primo giorno a Ciociaria Oggi fu questo, eravamo nel 1995 e Paolo Fanelli era appena diventato sindaco. Conoscevo già Umberto Celani, ma dietro la scrivania da direttore faceva decisamente un altro effetto. Fumava e dava ordini (non solo di servizio), urlava, non faceva sconti a nessuno e se gli articoli non andavano bene, finivano in fondo al cestino. In mille pezzi. Il suo telefono squillava in continuazione, lui non si fermava e intanto scriveva l’editoriale.

Non si è mai preoccupato di piacere o di apparire: era duro, spigoloso, collerico, a volte perfino iracondo. Ma le sfuriate erano indirizzate alle persone alle quali teneva. Le altre le liquidava con un sorriso distratto. Ma Umberto Celani era anche passionale, generoso, entusiasta, intelligente come pochi. Una volta gli dissi provocatoriamente: “Umbé, Dante Alighieri si definiva un misantropo e un magnanimo fazioso. Che dici, può andare bene?”. E lui: “Non male, direi di sì”.

Era il primo ad entrare in redazione e l’ultimo ad uscire. Sapeva che niente trascina più dell’esempio. Sapeva di non piacere a tutti, sapeva di avere molti nemici. E chiosava: «Aiutano a passare la vecchiaia, i nemici». Non gettava la prima pietra, ma non porgeva neppure l’altra guancia. “A bandito, bandito e mezzo. Perché dove sono cresciuto io, per la strada, impari velocemente la spietata legge della vita”. Sapeva giudicare le persone come pochi, ne capiva immediatamente le potenzialità e le mediocrità quotidiane, ma andava avanti.

Con lui sono cresciute generazioni di giornalisti. A pane e cazziate. Ma non c’è un altro metodo. Era interessato a tutto e l’amore per la Juventus è stato emblematico: nessun rito scaramantico veniva risparmiato per favorire il gol di Michel Platini o di Roberto Baggio o di Alessandro Del Piero. Ha sempre dato tutto, nel lavoro come nella vita.

Fare il direttore in un giornale di Giuseppe Ciarrapico non è propriamente una passeggiata, ma in redazione non arrivava niente. Perché un direttore vero è solo, nella buona come nella cattiva sorte. Adorava la musica e, soprattutto, Roberto Vecchioni. In particolare una canzone, “Sogna ragazzo sogna”. Un pezzo fa così: «E la vita è così forte che attraversa i muri per farsi vedere, la vita è così vera che sembra impossibile doverla lasciare, la vita è così grande che quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire».

Ciao Umberto, è stato un viaggio meraviglioso. E noi non smetteremo di sognarti.