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La battaglia

Emergenza Coronavirus, nuova stretta: Conte chiude tutte le attività non essenziali

La decisione è arrivata ieri notte per contenere un'epidemia che sembra inarrestabile. Resteranno aperti supermercati, alimentari, farmacie ed edicole

Quando questo giornale sarà ancora in edicola il bilancio della pandemia avrà tagliato in Italia il drammatico traguardo delle 5.000 vittime. Solo questo dato, destinato quantomeno a triplicare nei prossimi giorni, ha convinto il Governo a prendere la decisione che in Cina hanno preso dopo una settimana dall'esplosione del contagio: chiudere tutto. O quasi. Giuseppe Conte, dopo una lunghissima serata, ha convocato per le 22.45 una conferenza stampa di cui tutti immaginavano il contenuto. Un'ennesima stretta alle attività produttive e alla vita degli italiani (LEGGI QUI l'elenco delle attività ancora aperte). Per cercare di contenere nel miglior modo possibile l'espandersi del contagio.

Chiudono dunque tutte le attività produttive non direttamente connesse con la catena alimentare e quella farmaceutica. Rimangono aperti supermercati, farmacie, banche, uffici postali, edicole. I provvedimenti, per adesso, avranno efficacia fino al 3 aprile. Una decisione arrivata notevolmente in ritardo rispetto ai danni che ha prodotto nelle province di Lodi, Bergamo e Brescia. E alle preoccupazioni che sta suscitando a Milano dove se il numero dei contagi e dei ricoveri dovesse aumentare esponenzialmente nei prossimi giorni si potrebbe arrivare a un punto di non ritorno.

Il bollettino della giornata è stato drammatico: i contagi complessivi sono saliti a 53.578 (+13,9%), i ricoveri in terapia intensiva a 2.857 (+7,6%), 793 i decessi. Una strage. Nella Bergamasca la gente muore in casa perché i soccorsi non riescono ad arrivare in tempo.
Medici ed infermieri sono pochi e allo stremo delle forze.

Perché fermare tutto
Bastano le immagini dell'affollatissima metropolitana di Milano a capire il senso della decisione di ieri notte. O quelle con migliaia di operai al lavoro nello stabilimento Amazon di Piacenza.
O quelle registrate ogni giorno sulle tangenziali del Nord, del Centro e del Sud. Troppa gente in giro. Lo hanno detto i cinesi arrivati in soccorso di Fontana, il presidente della Lombardia (che ieri intanto aveva già deciso di chiudere uffici pubblici e privati). Lo hanno detto, con colpevole timidezza, gli scienziati arruolati dal Governo come consulenti.

Una timidezza forse dettata dalle fortissime pressioni esercitate nei giorni scorsi sul Governo dagli industriali. Che dopo aver firmato con l'esecutivo il protocollo anti-Covid da applicare nelle loro fabbriche hanno forse pensato di aver fermato la possibile apocalisse. Purtroppo non è così. Lo dicono i numeri. Lo dicono i ricoveri che continuano in terapia intensiva. Lo dice l'inesorabilità della curva dei contagi. Uguale in tutto il mondo. E non ha funzionato la narrazione di questo debolissimo Governo che nei giorni scorsi ha concentrato attenzioni e studi eccessivi sulle corsette, sulle passeggiate con i cani, sui parchi pubblici. Si è perso tempo.

Impossibile pensare ancora di mandare a rischiare la vita centinaia di migliaia di lavoratori al giorno in tanti settori non strategici. Fuori da quella filiera produttiva indispensabile a far rimanere in piedi il settore alimentare, quello agricolo e quello della farmaceutica. Lavoratori costretti a utilizzare mezzi pubblici e stazioni. Ci sono tutte queste considerazioni nell'ultima decisione. La terza di un Governo che conferma di procedere per tentativi nella gestione di un problema che aveva bisogno di ben altra fermezza nelle decisioni e nelle azioni successive.

Protezione Civile impalpabile
La risposta della nostra Protezione Civile non convince nessuno. Sono imbarazzanti le conferenze-bollettino di guerra di ogni giorno: eludono con imbarazzo tutte le domande e quindi ad oggi non sappiamo nulla di quello che stanno facendo. Non sappiamo delle mascherine, dove sono e se ci sono per tutto il personale. Non sappiamo nulla della linea presa con i tamponi. Se è quella di mappare tutti o di farne meno possibile. Non sappiamo dei macchinari. Se qualcuno si sta occupando di riconvertire qualche industria, a che punto è, quanti respiratori sono arrivati e quanti ne mancano. Non sappiamo infine di quanti medici e di quanti infermieri abbiamo bisogno. Quanti ne sono stati trovati e quanti ne mancano.

Si pensa alla tecnologia
Ieri infine, con incredibile ritardo, si è cominciato a parlare di un sistema di tracking per registrare i movimenti e gli incontri di ognuno. Basterebbe una semplice applicazione da scaricare e di cui disporre obbligatoriamente se si vuole uscire di casa. Sospendendo per qualche periodo legittimi diritti di privacy di ognuno. Un'applicazione che attraverso segnali diversi di allarme bloccherebbe tutta la filiera di incontri di ogni contagiato o presunto tale. Pazzesco che dopo aver visto decine di servizi da Cina e Corea ancora non sia sui nostri telefonini.

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