Spazio satira
Le reazioni
19.04.2019 - 10:00
La tragedia si tinge di colori surreali misti a quella della Volla. Ha il profumo della sconfitta e si sente il silenzio sordo del Pegaso 44 che non riparte, immerso in un campo verdeggiante, con un vento che porta via la serenità da ogni cuore.
Per quegli occhi ancora piccoli e curiosi che scrutavano il mondo rendendo indietro le immagini gioiose tradotte in una vocina spensierata che chiede solo amore. Occhi di bambino che incrociano quelli dell'oggetto maggiormente amato. Una madre. Ritornano i colori surreali. Svaniscono i pastelli della tenerezza e della protezione di un seno materno, le braccia prodighe di aiuto e di fatica, i muscoli del sacrificio silente e devoto.
La scena si compone di tinte forti, di scatti, scatti di rabbia, del sentore di un raptus, dell'immagine traumatizzante di quelle mani che arrivano a uccidere la creatura generata. La comunità non si capacita. Resta senza fiato quando immagina la sequenza di morte. Provano a non far ascoltare ai pargoli ma nelle case, nelle strade, nei bar c'è il sussurro della tragedia su ogni bocca. La tragedia, per tutti, a Piedimonte, è doppia. C'è un corpo esamine, che giace in un gelido obitorio, lontano da plaid colorati rigirati due volte per coprire quel corpicino mentre intorno si perde la vista di giochi e ritagli colorati.
C'è una madre, giovane madre, ritenuta colpevole. Con il suo mondo, le sue paure, le sue speranze. Crollata. Diventata capace di soffocare quel bimbo che avrà pianto e non avrà trovato consolazione. I colori della tragedia si fanno sempre più cupi. Si scompone ogni appiglio di ragionevolezza e si entra in un tunnel. Anche per chi ascolta. Ecco perché la cittadina pedemontana è attonita. Perché la tragedia, in un piccolo centro, lambisce le case e le certezze di chiunque, si sente vicina e il dolore sembra più vivo. Gabriel lo conoscevano. Era sempre con Donatella. Spesso c'era la nonna. Scene familiari.
Una mamma, un bimbo. Un capriccio, un pianto, una disavvertenza, una parola dolce, un pizzicotto, una corsa per riprenderlo, un cappuccio in testa per la pioggia, un pupazzo che cade dalle mani, una spesa pesante e un piccolo che mormora: un mondo ordinario, che raccoglie uno sguardo di sfuggita tanto è ordinario. Un mondo che si compone anche di un'abitazione malandata. Qualche malessere personale. Sempre più insistente. Magari disagi economici. Racconti appena fuori dal solco dell'ordinario ma che non fanno immaginare di poter valicare il confine tra la vita e la morte.
Ecco dove la comunità crolla. Si sente appesantita da un fardello composto da dolore e sconcerto mentre arrivano le telecamere di una nazione insieme a quel dubbio: si poteva fare qualcosa in più? Ognuno sfoggia una versione, ognuno sviscera particolari, ognuno racconta verità o allarga il senso del "sentito dire". Ma tutti si fermano davanti a quel bimbo, a quegli occhi che si chiudono guardando la mamma.
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