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Il piano

Salvaguardia dell'orso marsicano: sindaci contrari all'area contigua di caccia

Mercoledì scorso si è tenuta la prima riunione tra Regione Lazio, Provincia di Frosinone e sindaci dei comuni del versante laziale del Parco d'Abruzzo

"Il Piano d'azione per la tutela dell'orso marsicano (Patom) ha individuato un territorio nell'Appennino Centrale esteso dal Parco del Matese a quello dei Sibillini, nel quale l'habitat idoneo potrebbe consentire la vita almeno a settanta femmine di orso e a oltre duecento esemplari complessivi. È questo l'orizzonte futuro per evitare l'estinzione dell'orso marsicano". È racchiuso in queste parole il proposito del Parco nazionale d'Abruzzo, parole riportate in un numero del notiziario dell'ente. L'auspicio, par di capire, è di arrivare ad avere una lunga fascia appenninica che dal reatino finisce nel Sannio a completa disposizione dell'orso marsicano.

Le polemiche generate da questo non tanto velato proposito abbracciano gli interessi di coloro, tra comuni, associazioni di cacciatori, operatori dell'imprenditoria aziendale e commerciale locale, che vedono calarsi dall'alto decisioni prese altrove «e che non tengono minimamente conto della realtà sociale delle aree nelle quali andranno a incidere», denunciano alcuni amministratori della Valle di Comino ai quali non va giù che «per tutelare l'orso si apronole porte all'emigrazione dei nostri figli».

Mercoledì scorso, nella sede della Comunità montana di Atina, si è tenuta la prima riunione tra Regione Lazio, Provincia di Frosinone e sindaci dei comuni del versante laziale del Parco d'Abruzzo per discutere di aree contigue e caccia, dopo la recente sentenza del Consiglio di Stato che chiede alla Regione di regolamentare l'area contigua del versante laziale, imponendo qui il divieto assoluto. «Non resteremo a guardare» è il grido di battaglia degli amministratori ribelli.

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