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L'udienza

Omicidio Morganti, parla il giovane che chiamò il 112: "Troppe botte"

Per la prima volta in aula i presenti sul luogo del delitto. Franco diceva: «Non è successo niente». Poi l'urlo ripetuto tre volte: «È morto»

A parlare anche il giovane che chiamò il 112. Il processo per l'omicidio Morganti ieri è stato diviso in due fasi. Al pomeriggio è stato sentit oun giovane, Nicola Cunzi che ha riferito di una massa di gente che litigava. Dopo esser uscito dal Miro, ha aggiunto: «mi è parso di capire» che i buttafuori dividevano due gruppi di ragazzi. E che «un gruppo si è messo a rincorrere un ragazzo scappato verso la parte alta della piazza». Lo ha visto inciampare a un'auto, cadere e rialzarsi. Dopo un periodo di calma, «il ragazzo è tornato indietro a riprendere la ragazza che urlava». Proprio allora «le persone si avventavano su di lui e continuava la colluttazione». A quel punto è scattata la chiamata al 112.

«Erano tutti contro il ragazzo?», ha chiesto il pm. Il teste ha replicato: «Non sono in grado di dire se qualcuno lo difendeva».

Sui buttafuori, ha detto che «cercavano di calmare gli animi». Quindi ha dichiarato il suo stupore per la presenza di Franco Castagnacci per il maglione bianco e perché gli altri erano tutti ragazzi. Ha riferito di un urlo «Michael rientra», all'indirizzo di un altro buttafuori. Giusy Di Piazza, dello staff del locale, ha riferito che il venerdì spesso c'erano liti. E che, dopo una correzione di tiro su sollecitazione del pm, la sorella di Michel Fortuna le aveva consigliato di non uscire, spaventandola: «Non adesso perché dobbiamo fare una cosa». Frase sulla quale ha insistito l'avvocato Enrico Pavia della parte civile.
Infine ha aggiunto all'avvocato Naso, che Fortuna indossava una maglietta nera. Prossima udienza il 5 novembre con sette testi.

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