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I funerali

Strage familiare di Esperia, il paese resta stordito e in lacrime

Le grida strazianti di Flora hanno accompagnato i feretri. Nel suo dolore tutta l'angoscia di una comunità. Impossibile dimenticare una simile tragedia

Il silenzio falcia l'animo, irrompe nelle certezze, squaderna la quotidianità. È un borgo segnato dall'irruenza della tragedia quello di Esperia che accoglie, come una culla, l'intera comunità. Piazza ridente, consueta, ammirevole: una perla nel Cassinate sovrastata da Monte d'Oro, dalla fortezza di Roccaguglielma, da palazzo Spinelli e dai carri armati della guerra. Imponente si staglia l'antica chiesa di San Pietro. L'immagine della "festa" domenicale, capitanata dalla celebrazione eucaristica, si sfalda a fine agosto ma il tempo si è già fermato martedì scorso. Da lì solo una discesa, un vicolo a sinistra e poi una leggera svolta a destra e sorge quel portone varcato migliaia di volte da papà Gianni, mamma Flora, Mariano e Isabella. Una famiglia. Immagine ordinaria di beatitudine terrena con gioiee drammi, vicissitudini, battaglie, dialoghi e sorrisi.

Una famiglia e un portone tra tanti, dove ora spicca il cartello del sequestro e un bouquet di fiori bianchi a "sigillare" il devastante delitto che ha strappato alla vita due figli. C'è silenzio anche in quel punto rimasto lontano dalla folla. Innaturale per un paese dove le anime convivono fianco a fianco e condividono le giornate. A parlare sono solo gli occhi. Ancora storditi dal cumulo di afflizione, segnati nel profondo dall'incapacità di realizzare una simile sequenza di morte. Ad avvolgere piazza Consalvo sono le nuvole e, a tratti, la pioggia – con tocco leggero e ripetitivo – bagna i volti e si confonde con le lacrime. Giovani, ragazzini, anziani, uomini e donne: un popolo accorso per accompagnare l'ultimo viaggio di Gianni, Mariano e Isabella che anche in quella piazza ha danzato. Ci sono pure i bambini, silenziosi. Inimmaginabile a dirsi. Ogni tanto, lungo la via in attesa dei feretri, si sente melodiosa la parola "mamma". Le lettere dell'amore incondizionato.
Pronunciate ogni giorno e per sempre. Come avranno fatto quei due figli anche la sera prima.

"Mamma". Il pensiero è per lei, mamma Flora. Continua generatrice di vita per quei due giovani meravigliosi che migliaia di persone hanno calamitato in un pellegrinaggio d'amore. Il suo grido disperato è l'unica voce nel silenzio. I nomi "strillati" di Isabella e di Mariano sono fendenti nel cuore. E la terra trema, si apre sotto i piedi di tutti, in una voragine di commozione che fa barcollare. Passi lenti dietro ai feretri, passi lenti nell'ingresso in chiesa, passi lenti fino al cimitero. Tutti abbracciano mamma Flora, ma solo idealmente. Da lontano. Facendo sentire l'imponenza della vicinanza in una rispettosa distanza.
È un dolore unico quello che attraversa la valle verdeggiante e cupa. Un dolore che attraversa tutto il Cassinate in un moto di partecipazione che ha travolto ogni terra della bassa provincia "ferita" anch'essa dalla tragedia che si è sviluppata in un giaciglio di rapporti familiari. Il sonno e i sogni, la morte e l'addio: c'è un'immedesimazione corale. Insieme alla preghiera, alle rose bianche, alla musica, alle lacrime, agli abbracci. Un dolore portato a spalla da un popolo.

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