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La tragedia

Strage familiare ad Esperia: la madre apre la porta e trova i figli uccisi

Mariano e Isabella Paliotta erano nei loro letti, freddati dal padre. A terra anche lui, suicida. Il tempo di chiedere aiuto e poi la donna è stata colta da un malore

Ha ripercorso come ogni mattina quelle strade che conosceva a memoria, calpestando quei sampietrini porosi che ancora facevano respirare l'umidità della notte.
E come spesso accadeva, ancora prima che la famiglia fosse sveglia, era già a casa, carica della bellezza di un paesaggio mozzafiato che ammirava ogni volta che volgeva lo sguardo al panorama della sua amata Esperia. Maestra apprezzata e appassionata – lo scorso anno nella sede di Pontecorvo – era cresciuta in quella natura a perdita d'occhio, tra quei sentieri difficili per gli stranieri ma familiari ai residenti che vivono intensamente la loro comunità, anche quando per lavoro o studio sono costretti a lasciare la stessa terra dove tornano, carichi di nostalgia, appena possono.
Ieri mattina, però, qualcosa era diverso. E quando, tra le 7.30 e le 7.45 ha inserito la chiave nella serratura del portone al primo piano del grosso palazzo di mattoni a vista di via Vittorio Emanuele, a due passi da piazza Consalvo, ha realizzato che la vita non sarebbe mai stata come prima. Che ci sarebbe stato, per sempre, un prima e un dopo. Ha avuto solo la forza di chiamare 118 e carabinieri, poi ha accusato un malore ed è stata trasportata in ospedale dove è ricoverata.

L'orrore
Flora Ciferri, 51 anni, maestra di Esperia, ha dovuto guardare con i suoi occhi, gli stessi che avevano catturato l'essenza di un territorio duro e bellissimo, ciò a cui nessuno potrebbe mai essere pronto: i corpi dei due figli senza vita, nel loro letto a castello. E a terra, accanto a loro, quello di suo marito Giovanni. Chissà se in quella manciata di minuti prima dell'arrivo dell'ambulanza che l'ha trasportata al Santa Scolastica avrà realizzato che non si era trattato di una rapina finita male, di un balordo che senza pietà aveva sterminato la sua famiglia. Ma che a strappare alle sue braccia Mariano e Isabella, di 27 e 19 anni, era stato colui che li aveva tanto desiderati e messi al mondo, dopo quel sì che tanti anni fa era diventato una promessa di eternità. Isabella, bellissima, coi suoi capelli biondi, e Mariano, ricciuto e sempre irrequieto, pareva dormissero. A ucciderli nel sonno, prima di togliersi la vita, papà Giovanni, trovato a terra nella loro stanza. Prima di quel convulso andirivieni di ambulanze e carabinieri, prima che fosse purtroppo accertato che per loro non ci fosse più nulla da fare, qualcuno avrebbe riferito di aver udito solo un tonfo: non spari distinti. O grida. Un rumore sordo di qualcosa che improvvisamente cade a terra, prima che l'arrivo dei carabinieri della locale Stazione, dei colleghi del Nucleo Investigativo di Frosinone coordinati dal maggiore Antonio Lombardi e dei carabinieri della Compagnia di Pontecorvo, guidati dal capitano Tamara Nicolai e dal tenente Vittorio De Lisa – tutti agli ordini del colonnello Fabio Cagnazzo che pure era sul posto – iniziassero la complessa attività di ricostruzione.
Un'operazione, questa volta, particolarmente difficile. I militari e la squadra del magistrato Roberto Bulgarini Nomi, che coordina le indagini, sono entrati nell'abitazione pochi minuti dopo i fatti: a terra Giovanni Paliotta, 67 anni, ex ferroviere in pensione, con accanto la pistola. Ancora a letto i due ragazzi. Cosa abbia potuto spingere un uomo tanto mite ed elegante, come tutti lo ricordano, ad impugnare la pistola e fare fuoco non è affatto chiaro.

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