Spazio satira
Il giallo
08.07.2018 - 16:00
Marina Arduini
Il giallo di Marina Arduini che si trascina dal febbraio del 2007, giorno della scomparsa della commercialista, verso una soluzione. Mercoledì, infatti, si decide se archiviare definitivamente l'inchiesta a carico dell'imprenditore di Alatri A.C., accusato di omicidio e occultamento di cadavere, e della donna F.Q., quest'ultima indagata per favoreggiamento.
Dopo le nuove tre istanze di archiviazione sollecitate al gip Ida Logoluso da parte del procuratore Giuseppe De Falco, sul tavolo del magistrato c'è la terza e ultima richiesta di opposizione inoltrata dagli avvocati Gennaro Gadaleta e Nicola Ottaviani per gli Arduini. Con la sua opposizione in favore della parte offesa, il legale aveva insistito sulla necessità di compiere ulteriori accertamenti a carico di una società di Salerno. E proprio quell'area più volte è emersa nel corso delle indagini. A cominciare dal viaggio da Roma Termini in treno del cellulare di Marina. Se, infatti, Marina venne avvistata l'ultimo giorno a Roma, dove anni dopo fu ritrovata anche l'auto, il suo cellulare (ma non lei stessa, secondo l'ipotesi della procura) fu messo su un treno che dalla capitale, lungo la via tirrenica procedeva verso Napoli e poi Salerno.
Lì, verso le 17.10, il cellulare della commercialista agganciò per l'ultima volta una cella telefonica. Dopodiché il buio. Non prima che, un'amica di Marina la chiamasse per sette secondi ricevendo però una risposta muta.
Un'altra amica di lei, l'ultima a vederla, è stata risentita dagli investigatori di recente. La famiglia di Marina non si è mai arresa e più volte ha chiesto la riapertura delle indagini anche quando la prima indagine all'epoca della sparizione non aveva portato a nulla. Circa tre anni fa, però, grazie ai nuovi impulsi dati dal procuratore De Falco qualche spiraglio si era aperto. Stando a quanto emerso il giorno della sparizione Marina sarebbe dovuta andare in questura a denunciare una truffa della quale era rimasta vittima. Qualcuno a suo nome aveva acceso un finanziamento da tredicimila euro per l'acquisto di sanitari e piastrelle. La commercialista l'aveva scoperto quando, a casa, le era arrivato l'avviso per il pagamento della prima rata di 288 euro. Ma anche in quella direzione le indagini non hanno dato gli esiti sperati.
Inutili erano state anche le ricerche, effettuate con il georadar e i cani molecolari, al'interno di un agriturismo di Alatri dove spesso Marina era andata a mangiare in compagnia proprio dell'imprenditore indagato, il quale aveva una relazione con lei e che, sulle prime, l'aveva negata agli investigatori. Altro particolare che certamente non ha giovato all'indagato. I familiari di Marina avevano proposto di indagare anche in altre direzioni come sue due malavitosi romeni attivi nella capitale e sulla banca dati dei cadaveri non identificati. L'avvocato di A.C., Giampiero Vellucci si mostra ottimista: «Attendiamo con serenità il verdetto del magistrato nella convinzione assoluta che non abbiamo nulla da temere dalle ulteriori risultanze».
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