Fca, operai e indotto in mano ai cinesi: se non comprano sarà crisi profonda
A fine gennaio potrebbero perdere il posto tutti gli 832 interinali compresi i 300 rimasti, mentre 150 operai "fissi" potrebbero andare in trasferta in Abruzzo
Prima i licenziamenti sotto l'albero di Natale. Quindi il rischio, abbastanza concreto, che dopo l'Epifania, a fine gennaio, tutti e 832 gli interinali che avevano iniziato a lavorare per Fca potrebbero perdere il posto con il mancato rinnovo anche ai 300 giovani che ad oggi sono rimasti in fabbrica. Poi, nell'uovo di Pasqua, potrebbe esserci una sorpresa non molto piacevole per gli altri 4.300 operai dello stabilimento Fca che hanno il contratto a tempo indeterminato.
Se nell'arco del primo trimestre del 2018 non ci sarà una salita produttiva con la ripresa del mercato in Cina, le maestranze sarebbero decisamente in esubero per la produzione di Giulia, Giulietta e Stelvio. Quindi, per evitare di riattivare gli ammortizzatori sociali con la cassa integrazione ordinaria, l'ipotesi che trapela da ambienti di solito bene informati è che circa 150 operai possano essere destinati al sito Sevel di Atessa, in provincia di Chieti. Una beffa, una sconfitta totale se si considera che solo fino a poco tempo fa era Cassino ad aver bisogno dei trasfertisti con il supporto dei circa 300 giovani di Pomigliano. Nel 2018 in Fca dovrebbero esserci circa 200 pensionamenti, ma il timore è che senza un piano industriale che permetta alla fabbrica di lavorare a pieno regime, neanche le trasferte possano bastare a impedire che si rimetta in moto la cassa integrazione. Sul nuovo modello ad oggi circolano solo indiscrezioni: i sindacati chiedono fatti concreti.