Spazio satira
01.11.2017 - 12:40
La notizia dell'arresto di Franco Castagnacci, il quarto a finire in carcere per l'uccisione dopo un pestaggio di Morganti, è giunta nella casa della famiglia di Emanuele lunedì in pieno pomeriggio. E ieri mattina è stata la sorella di Emanuele ad aprire le porte della sua casa a Tecchiena.
Melissa, un altro arresto per la morte di tuo fratello...
«Quando insieme a mia madre abbiamo appreso la notizia non ci siamo assolutamente meravigliate. Siamo rimaste in silenzio, abbiamo soltanto sospirato "era ora". La notizia non ci ha scomposto assolutamente, in fondo ce lo aspettavamo. Anche perché sappiamo come stanno procedendo le indagini da parte della procura e delle quali siamo molto soddisfatti. In merito all'arrestato ci sconvolge che una persona di cinquant'anni abbia partecipato attivamente all'uccisione di mio fratello, poteva essere suo padre».
Pensate che il caso giudiziario sia chiuso?
«Personalmente credo che non sia ancora così. Prima di arrivare al processo potrebbero esserci delle novità. Questa è la mia sensazione».
Cosa resta di questa immane tragedia dopo sette mesi?
«Oggi resta tanta rabbia, ogni volta che affrontiamo l'omicidio di mio fratello, una parte del mio cuore va in frantumi. Si tratta di una rabbia, tengo a precisare, non solo per il grave fatto accaduto, ma soprattutto per la mancanza di mio fratello Emanuele che ogni giorno è sempre più evidente e insopportabile. Il suo sorriso e la sua dolcezza erano fondamentali, era il "mio cuore" e senza il "mio cuore" non si vive».
Tornando all'arresto, che idea avete?
«Io credo che gli inquirenti hanno voluto passare al setaccio per bene le testimonianze e cercare i riscontri dovuti vista la delicatezza del caso. Non escludo che qualche versione in questi mesi sia cambiata, temendo forse da parte di chi era presente quella sera una denuncia per falsa testimonianza. Forse anche per alcune pressioni. Ma alla fine la verità sta arrivando a galla».
Dopo tutto questo tempo avete avuto qualche segnale dalle famiglie degli arrestati?
«Nulla. Ad oggi non abbiamo avuto alcun tipo di messaggio nonostante non abitino poi così lontano. Per carità, non ci aspettavamo che qualcuno venisse in casa nostra a chiedere perdono, ma magari un piccolo gesto, che non avrebbe cambiato i fatti, avrebbe avuto un forte significato. Anzi, dico che una volta abbiamo incontrato alcuni dei familiari degli arrestati in un ristorante che ci hanno guardato con fare di sfida. Stesso dicasi per i proprietarie del "Miro". Anche da parte loro non abbiamo avuto messaggio. Dalle testimonianze è emerso che mentre mio fratello era a terra quasi morto nel locale si continuava a ballare».
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