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A settantaquattro anni dalla strage di Kos: il sacrificio di Costadoni e Rea

Oggi ricorre l'anniversario della morte del capitano. Sono due gli ufficiali ciociari trucidati dai tedeschi dopo la caduta dell'isola

Il reggimento Regina come la divisione Acqui. L'isola di Kos come Cefalonia. «Piamente sottratti alle fosse di Linopoti riposano qui dal marzo 1945 i resti mortali di sessantasei dei più che cento ufficiali italiani che la mitraglia tedesca clandestinamente trucidava nell'ottobre 1943».

È la lapide che, nel cimitero di Kos, isola del Dodecaneso, ricorda l'eccidio dei militari italiani ad opera dei soldati tedeschi. Una vendetta dopo l'8 settembre. Tra i morti anche il capitano Mario Costadoni, nato il 14 febbraio 1910 a Roma, ma residente a Frosinone in piazza Santa Maria e il sottotenente Eleuterio Rea, nato il 1 ottobre del 1921 a Cassino. Solo 66 dei fucilati hanno avuto una sepoltura, di cui appena 39 identificati. Tra questi Costadoni.

L'ufficiale morì il 10 ottobre 1943, esattamente 74 anni fa. Venne inizialmente sepolto sull'isola. Ora i resti sono nel sacrario militare di Bari. Apparteneva alla compagnia Cannoni. Costadoni prima di essere fucilato, fu rapinato degli oggetti personali, tra cui la fede. Il sottotenente Eleuterio Rea è tra i fucilati il cui corpo non è mai stato identificato.

Secondo il sacerdote Michele Bacheca, presente a Kos, Rea insieme ad un altro ufficiale avrebbe cercato di negoziare un passaggio in barca in Turchia. Fu denunciato e arrestato. Di Costadoni e Rea, grazie a Persomil, Direzione generale per il personale militare, guidato dal direttore generale di corpo d'armata Paolo Gerometta, Giuliano De Stefani, direttore della decima divisione e dal tenente colonnello Paolo Maura, capo della quinta sezione, possiamo conoscere la carriera.

Costadoni era figlio di Lelio e Teresa Cappelli. Soldato di leva nel 1929, nel 1935 era aspirante ufficiale. Il 1 agosto ‘36 è sottotenente. A ottobre è volontario nella guerra di Spagna. Si imbarca alla Spezia sul piroscafo Bilbao per Siviglia.

«Si distingueva per coraggio, capacità di comando e sprezzo del pericolo - si legge nello stato di servizio - In numerosi combattimenti, alla testa del proprio reparto, dava ripetute prove di ardimento».

Dall'11 giugno 1940 è nell'Egeo nel 10° reggimento fanteria. Il 24 aprile dell'anno dopo è te- nente e capitano il 1 gennaio 1942. La dichiarazione di morte presunta è del 10 ottobre 1943. Rea nel 1940 viene lasciato in congedo in quanto iscritto al primo anno d'università a Lettere. A febbraio del 1941 è richiamato e avviato alla compagnia cannoni. Il 15 giugno 1941 è sergente. Anche lui è in Grecia. A settembre è sottotenente. Il 10 novembre 1942 si imbarca per il Pireo e da lì per Rodi dove è con il decimo reggimento fanteria Regina. Risulta, erroneamente morto a Rodi.

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