Sora
11.10.2025 - 10:27
Parola d’ordine: prevenzione. Si è tenuto ieri, in una sala della Clinica Villa Gioia, un convegno dedicato alla cura del tumore al seno, un momento di confronto e sensibilizzazione che ha riunito medici e professionisti della sanità del territorio. L’iniziativa ha posto al centro il valore della diagnosi precoce e dell’educazione alla prevenzione, strumenti fondamentali per combattere una patologia che, se individuata in tempo, presenta oggi alte percentuali di guarigione.
A moderare l'evento è stato Alessandro Casinelli, direttore della Casa di Cura Villa Gioia, che ha sottolineato l’impegno della struttura da anni orientato a un modello basato sulla prevenzione: «La prima cura passa dal prevenire. Abbiamo fatto grossi investimenti tecnologici acquistando TAC, tomosintesi mammarie, ecografi 4D, RX telecomandati e tanto altro. Collaboriamo con i migliori professionisti della regione e questo ci garantisce risposte certe».
Tra gli interventi istituzionali quello di Alessia Savo, Presidente della Commissione Regionale Sanità e Politiche Sociali, che ha rimarcato l’impegno della Regione Lazio nel campo della prevenzione oncologica: «Stiamo investendo da tempo nella presa in carico dei crescenti casi di carcinoma mammario. Il messaggio vero è un cambio culturale che devono recepire uomini e donne. Abbiamo una bassissima adesione agli screening anche per altre patologie. Invitiamo alla prevenzione, perché è l’arma più potente che abbiamo per la cura».
Il direttore sanitario della clinica, il dottor Antonio Chiorazzo, ha posto l’accento sull’importanza del tempismo nella diagnosi: «Investire nella prevenzione è importante per arrivare nei tempi giusti. Con le nostre strutture possiamo accompagnare la donna nel percorso di cura, per guarirla il prima possibile».
Sulla stessa linea il dottor Ivano Orlandi, specialista in chirurgia generale, che ha evidenziato i progressi della scienza nella lotta al carcinoma mammario:
«La diagnostica ha fatto passi da gigante e quello che anni fa definivamo un mostro per prima causa di mortalità, oggi è più attaccabile. Se prima la neoplasia mammaria era la prima causa di morte per le donne, oggi il tasso di sopravvivenza è dell’88-90%. Siamo sulla strada giusta».
A prendere la parola è stato poi il dottor Maurizio Carlini, specialista in patologia generale, che ha ricordato l’importanza della genetica e della diagnosi precoce nei tumori ereditari: «In Italia siamo intorno al 7-10%. Speriamo di arrivare a un margine superiore, perché se riuscissimo ad ampliare la platea riusciremmo a fare diagnosi precoci, senza andare incontro a interventi demolitivi».
Un contributo significativo è arrivato anche dal dottor Moreno Bartolomucci, direttore del reparto di nefrologia e dialisi della struttura: «La definizione di tumore è cambiata: non si parla più di malattia acuta, ma cronica. Di pazienti che vanno avanti per anni e che devono essere osservati e curati a 360 gradi».
Infine il primario della clinica, il dottor Norberto Venturi, che ha lanciato un appello a un impegno corale tra pubblico e privato: «In Italia siamo in ritardo rispetto agli altri paesi europei. Ci vuole uno scatto, dato da tutte le realtà sanitarie del territorio. Nel Lazio abbiamo tre screening importanti, quelli per mammella, colon-retto e cervice uterina, che però hanno bisogno di uno stimolo da parte di associazioni e strutture private. Tutti quanti uniti per stimolare la cultura della prevenzione: così riusciremo a rimuovere le resistenze».
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