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L'inchiesta

Omicidio di Kelvin Mene, sentito il perito sul telefonino

Ieri l'incidente probatorio alla ricerca nell'apparecchio di una delle due indagate

Incidente probatorio sul telefonino nell'inchiesta per l'omicidio del nigeriano Kelvin Mene.
Davanti al gip Antonello Bracaglia Morante, al pubblico ministero Beatrice Neroni e ai difensori delle due indagate, gli avvocati Pierluigi Taglienti e Alfredo Frasca, è stato sentito il perito incaricato dell'esame del cellulare della fidanzata della vittima.

In particolare, l'attenzione è andata su una serie di conversazioni e chat tra l'indagata e Mene, ma non solo. Al setaccio tutta la memoria, ma soprattutto una serie di attività compiute al telefono nei giorni precedenti e successivi al ferimento e poi al decesso.
Mene fu trovato a terra da alcuni passanti, con ferite da arma da taglio il 6 ottobre in via Ferrarelli. Dodici giorni dopo il ferimento, il nigeriano, ricoverato all'ospedale del capoluogo, è deceduto.

A quel punto la procura ha aperto un'inchiesta per omicidio volontario, affidata ai carabinieri del Norm, e ha disposto l'esame autoptico e poi, a cascata, svariati accertamenti nell'appartamento, condotti dal Ris, sugli abiti di vittima e indagate nonché sui telefonini.
Delle indagate, una si era resa irreperibile, ma poi è stata rintracciata dai carabinieri. Mene era ospite di una delle donne in via Ferrarelli, frequentata anche dalla ragazza.

Le ipotesi più probabili, al momento, sono che Mene sia stato aggredito e colpito, che sia stato ferito nel tentativo di bloccarlo mentre stava per colpirsi. Da ultimo, non completamente escluso che l'uomo possa essersi autoinferto la ferita che poi lo ha portato alla morte. Le indagini ora proseguono in attesa di ulteriori sviluppi per chiarire tutti i contorni della vicenda.

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