Spazio satira
Le esequie
18.10.2023 - 10:00
Un silenzio assordante, spezzato solo in un'occasione, quando la bara di dom Pietro Vittorelli è entrata nella basilica cattedrale di Montecassino e si è ascoltato un applauso discreto. Occupate quasi tutte le sedie sotto le volte affrescate e anche alcuni astanti in piedi.
Un numero non eccessivo di autorità politiche, diverse le personalità della città e tanti i cittadini di San Vittore.
A presiedere il corteo, che dalla porta d'ingresso ha percorso il "corridoio" che sfocia nel chiosco del Bramante, l'abate dom Luca Fallica e il vescovo della sottostante diocesi, Gerardo Antonazzo. Sull'altare, oltre all'attuale guida dell'antico cenobio, c'era dom Bernardo D'Onorio, predecessore proprio di Vittorelli e "promosso" arcivescovo di Gaeta nel 2007 dopo aver guidato l'abbazia per 25 anni. Presenti tanti abati e monaci.
Silenzio assordante, come per tutte le esequie, e una celebrazione "misurata", con la bara al centro dinanzi all'altare. Le parole dell'abate Fallica sono state un sussulto di fede per i credenti, un fine eloquio per la vita del cristiano e un continuo incoraggiamento verso la via maestra tracciata dal Signore. Nessun riferimento diretto al periodo abbaziale di dom Pietro se non alla sua professione da monaco e all'intonazione del "Suscipe".
Parole scandite e distanti dalla descrizione della sua permanenza sul sacro monte o della malattia, lui che conseguita la laurea in medicina e chirurgia, scelse la vita monastica mentre il 25 ottobre del 2007 il capitolo di Montecassino lo elesse 191º abate. Un "incarico" assolto pienamente fino all'ictus del 2012 e alle "dimissioni" del 2013 per motivi di salute. Nessuna telecamera all'interno della basilica, vietate le riprese e le fotografie con un servizio d'ordine "monumentale". Ragazzi della sicurezza a ogni angolo.
Davanti a Dio
«All'inizio della sua professione monastica, come ogni monaco e monaca, dom Pietro ha cantato il Suscipe, e ha pronunciato in latino queste parole del Salmo 118/119 che ora cito in italiano: "Accoglimi – o sostienimi – secondo la tua promessa e avrò vita e non deludere la mia speranza». Suscipe significa accoglimi"», ha detto dom Luca. Per poi citare: «Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere? Ma con te è il perdono: così avremo il tuo timore». Conosciamo Dio «nell'esperienza della nostra giustizia, quando siamo giusti, ma lo conosciamo altrettanto, e anzi più profondamente, nell'esperienza delle nostre colpe e delle nostre ingiustizie. E questo vale per ogni persona, per dom Pietro, per me, per ognuno di noi». E, nell'avviarsi alla conclusione: «È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore. Trovino silenzio le nostre parole, anche le parole dei nostri giudizi o delle nostre polemiche, e risuonino piuttosto le parole della promessa di Dio, e insieme ad esse le parole della nostra preghiera, che affida e consegna dom Pietro all'incontro con il Signore, Padre e custode di ogni vita». Al termine della celebrazione la sepoltura nel cimitero dei monaci, accanto a tanti servitori della regola di Benedetto e a diversi abati. A quel punto, ogni sipario è calato.
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