Spazio satira
Operazione
04.06.2020 - 10:18
Non era una vera e propria organizzazione, ma comunque aveva una rete così ramificata da riuscire a portare la droga in ogni angolo della provincia.
Sei gli albanesi coinvolti di cui tre con un ruolo di vertice dello spaccio. Una forza intimidatoria di rilievo quella che secondo gli inquirenti avevano gli arrestati, tanto da costringere l'imprenditore trentenne di Pofi ad autodenunciarsi, seppur in un primo momento aveva raccontato una versione diversa, di essere in mano a degli strozzini per debiti legati alla sua azienda.
Le violenze
Una violenza psicologica e anche fisica nei suoi confronti. Picchiato con la cintura del pantalone e costretto a pagare l'assicurazione delle auto che servivano per i controlli. L'imprenditore guidava spesso l'auto in testa per avvisare se vi fossero controlli delle forze dell'ordine. Ma anche altri indagati utilizzavano le vetture come staffetta.
La staffetta
L'imprenditore Gabriele Cioci era diventato una staffetta. Guidava l'auto in testa per avvisare se vi fossero controlli di polizia. L'assicurazione ai veicoli però la doveva pagare lui, così come i corrieri che lo accompagnavano. In questo modo si è indebitato ulteriormente. A questo punto i suoi creditori sono passati alle maniere forti.
Stando alle accuse lo hanno dapprima minacciato di pagare, poi lo hanno preso a frustate utilizzando una cintura dei pantaloni. È intervenuto anche il padre del trentenne per pagare parte del debito. Poi il racconto, non veritiero, di essere vittima di usura e le indagini avviate dai carabinieri coordinati dal colonnello Fabio Cagnazzo.
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