Spazio satira
Operazione "Amnesia"
04.06.2020 - 10:00
«Allora non hai capito... fino adesso abbiamo scherzato. Entro domani se trovi i soldi bene, altrimenti domani sera alla stessa ora ti aspettiamo a Sant'Agata dove ci siamo visti l'altra volta e devi rimanere da solo con la tua macchina... così se hai i soldi bene, altrimenti la macchina la lasci a noi... poi ti accompagniamo a casa, così tuo padre ci darà i soldi e noi ti restituiremo la macchina...». È il 24 febbraio del 2018 ed è una delle tante minacce subite dall'imprenditore pofano Gabriele Cioci che non riusciva più ad onorare i debiti contratti con i fornitori di droga e in modo particolare con Mirco l'albanese, Albi Aliu colui che - secondo la ricostruzione effettuata dalla procura di Frosinone - lo minacciava per rientrare dei soldi.
L'uomo, entrato nel "giro" con la speranza di risolvere i problemi economici, alla fine precipita in un vortice fatto di crediti non riscossi, di nuovi debiti con i fornitori albanesi, di minacce e di botte. E da ieri è agli arresti domiciliari. Alla fine il giovane imprenditore ha scelto di chiedere aiuto ai carabinieri, presentando una denuncia con una versione che il gip Ida Logoluso definisce «edulcorata e piuttosto fantasiosa delle ragioni per cui i soggetti da lui indicai fossero aggressivi nei suoi riguardi, ascrivendo tale condotta alla richiesta di restituzione di somme ricevute in prestito ed inserendo figure immaginarie di mediatori». Tuttavia, nel corso della prima fase dell'indagine le contraddizioni sono subito saltate fuori. Da lì le nuove e più precise dichiarazioni che «costituiscono il fondamento e l'ossatura» dell'inchiesta.
Dalle indagini operate dai carabinieri del Nucleo radiomobile della compagnia di Frosinone, agli ordine del maggiore Matteo Branchinelli e del luogotenente Angelo Pizzotti, coordinati dal sostituto procuratore Vittorio Misiti, emergono riscontri a quanto dichiarato dall'imprenditore. «Effettivamente - scrive il gip - le persone indicate dal Cioci in denuncia oltre ad aver acquistato stupefacente da quest'ultimo, come dallo stesso dichiarato, per il periodo di intercettazione manterranno una loro autonoma attività di spaccio» in Ciociaria.
A quel punto le indagini virano sul ceccanese Luca Lepre (uno degli indagati per il quale è stata disposta la custodia in carcere). Secondo l'accusa avrebbe gestito a «Ceccano un significativo giro di spaccio di stupefacenti, prevalentemente hashish», si legge nell'ordinanza. Seguendo il filo delle intercettazioni i carabinieri arrivano anche ad Antonello Zappatore (custodia in carcere pure per lui). «dall'ascolto delle conversazioni sull'utenza di Zappatore - scrive il gip - emergeva che quest'ultimo gestiva una fiorente piazza di spaccio» a Ceccano. Ad un certo, stando alla ricostruzione dell'accusa, Cioci oberato dai debiti si trova costretto ad acquistare cocaina. In denuncia riferisce «di aver acquistato a credito per conto di Albi Aliu 100 grammi di cocaina da un altro cittadino albanese tale Altin Prendi per alleggerire il debito che aveva proprio con Alliu». Da qui le ulteriori investigazioni che portano i carabinieri a monitorare uno scambio di cocaina la cui protagonista, stando alle accuse, per una cessione di quattro grammi è Haxgirè Thomaraj, albanese, residente a Frosinone, sorella di Michel Fortuna, uno dei condannati (in primo grado) per l'omicidio di Emanuele Morganti. Si tratta della ragazza, indicata da vari testi nel processo in Corte d'assise, per aver sputato sul corpo del povero Emanuele.
Gli accertamenti della polizia giudiziaria si concentravano sui tre albanesi destinatari dell'ordinanza di custodia in carcere, ovvero Aliu Altin Prendi e Dik Tafa. Ciò in relazione alle minacce di Aliu per avere i soldi. Tutti e tre, insieme a un quarto albanese, a più riprese avrebbero minacciato l'imprenditore di Pofi e il padre tra febbraio e marzo 2018. Inoltre dalle intercettazioni salta fuori che Tafa «gestiva anche una propria piazza di spaccio - scrive il gip - all'interno del complesso popolare di Frosinone denominato il Casermone». Tafa è monitorato pure nel corso di una spedizione ad Alatri «con intenti intimidatori» nei confronti di un altro acquirente che non ha pagato la droga. Spedizione conclusa con minacce alla madre del debitore nel frattempo a sua volta arrestato.
A conferma dell'importanza dell'operazione la richiesta fatta dal pm Vittorio Misiti e accolta dal gip Ida Logoluso di differimento dei colloqui tra gli arrestati e i loro difensori (nel collegio gli avvocati Emanuele Carbone, Antonio Ceccani, Tony Ceccarelli, Marco Maietta, Maria Grazia Turriziani e Giampiero Vellucci). Scrive il gip: «Come richiesto dal pm può essere differito il diritto degli indagati sottoposti a custodia cautelare di conferire con il proprio difensore fino agli interrogatori di garanzia e dunque per la durata massima di giorni cinque. Sussiste, infatti, in considerazione della pluralità di indagati e della gravità delle accuse, l'esigenza di evitare la possibilità di comuni strategie difensive che potrebbero ostacolare le indagini in corso e ciò configura, secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione le eccezionali ragioni di cautela».
Gli interrogatori cominceranno venerdì alle 9.30 per quanti sono in carcere, mentre da lunedì toccherà a chi è ai domiciliari o è sottoposto ai vari divieti di dimora.
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