Spazio satira
I fatti
31.05.2020 - 17:00
Un istituto di vigilanza della provincia di Latina si sta imponendo da qualche anno nel settore della sicurezza privata, superando anche la concorrenza delle grandi società che, al contrario, sono alle prese con una crisi senza fine. Sospettata di fare ricorso a forme contrattuali atipiche, questa azienda si è aggiudicata numerose commesse sia nel campo privato che tra gli enti pubblici, ma l'u ltima gara d'appalto ha messo in luce il vero volto della S.V.E. 2010, finita al centro di un'indagine per l'utilizzo di un atto falsificato nell'aggiudicazione, poi revocata, del servizio di vigilanza presso l'Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale.
La società S.V.E. 2010, acronimo di Servizi Vigilanza Europa, nasce dieci anni fa come piccola agenzia di sicurezza con sede a Latina Scalo, attiva prevalentemente tra il capoluogo pontino e la periferia.
L'espansione aziendale, un paio di anni dopo la fondazione, poi la base operativa si sposta nella città di Aprilia mentre la sede legale traslocherà a Pomezia. In pochi anni il raggio d'azione della società si allarga a macchia d'olio a sud di Roma. Un successo dopo l'altro, all'inizio di quest'anno la S.V.E. 010 ha partecipato alla gara d'appalto per il servizio, della durata di due anni, di vigilanza fissa e ispettiva dell'Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale presso il polo didattico di Cassino, ma anche per il servizio di telesorveglianza con intervento su allarme presso il polo didattico di Frosinone.
L'offerta dell'istituto pontino ha prevalso sulle altre sul piano tecnico, per una spesa di 121.000 euro circa per il biennio del servizio, ma la successiva verifica dei requisiti ha fatto emergere una grave violazione di fondo. Chiedendo conferma alla Prefettura di Latina che la S.V.E. 2010 avesse le carte in regola, la Commissione nominata dall'università cassinate ha scoperto infatti che qualcosa non quadrava.
Partecipando alla gara d'appalto, la società pontina aveva dichiarato di essere autorizzata a operare nella provincia di Frosinone, mentre dai controlli incrociati risultava possedere una licenza estesa al solo territorio comunale del capoluogo ciociaro: la verifica dei documenti depositati, ha permesso di scoprire che l'istituto di vigilanza aveva allegato all'offerta un atto falso.
Prima di finire agli atti dell'Università di Cassino, quel foglio è stato artefatto in modo da far comparire la parola "Provincia" accanto a Frosinone, requisito essenziale per partecipare alla gara. Nel frattempo il caso è finito all'attenzione della procura di Cassino che ha aperto un fascicolo d'inchiesta sull'operato dell'agenzia di vigilanza pontina.
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