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L'arte della difesa personale: la black-comedy arriva su Prime Video a colpi di karate

Un'aggressione, un trauma, la paura e poi la voglia di imparare a difendersi. Ecco il nuovo film diretto da Riley Stearns con un grande Jesse Eisenberg

Cosa spinge un uomo, bravissimo coi numeri, a ribellarsi alla sua routine, così tranquilla e sicura? Una cotta o uno shock potrebbero essere i primi spunti che saltano alla mente. Quello che però Casey Davies non poteva aspettarsi è che il suo switch arrivasse da un tentativo di rapina. La violenza porta violenza e così, dopo essere stato quasi ucciso da una banda di motociclisti, il contabile aziendale passa diverse fasi: prima una rassegnazione alla vita eremitica, chiuso in casa e spaventato da tutto e tutti. Dopo aver pensato che un'arma potesse permettergli di ritrovare la serenità e la sicurezza, è arrivata infine l'epifania: in una camminata serale si imbatte in un piccolo dojo di periferia. E il karate diventa il mezzo per difendersi dal pericoloso mondo esterno.

"L'arte della difesa personale" (Prime Video) si muove su ritmi in controtempo rispetto alla narrazione alla quale siamo abituati dai film generalisti. La storia, che inizia con un trauma e sembra prendere le sembianze di una commedia nera, è pronta a sorprendere alle spalle, con una mossa da grande karateka, lo spettatore, trascinandolo in un ambiente sempre più sgradevole, pericoloso d oscuro. C'è del merito nella scrittura che si fa forza su tante battute eccellenti, messe in bocca a personaggi credibili nella loro assurdità. La scelta di ambientare in un imprecisato momento degli anni 90 paga, rendendo il film al tempo stesso credibile, ma lontano da alcuni meccanismi forzati dalla tecnologia degli anni venti del duemila.

Dopo aver esordito con "Faults" nel 2014, Riley Stearns arriva lo scorso anno alla sua prima pellicola di un certo livello. Gli mancano l'esperienza ed il tocco, ma è un'opera pulita. Molto, però, passa dalle performance dei grandi in gioco: Jesse Eisenberg è fastidiosamente perfetto nel ruolo dell'allampanato Casey, strano, impacciato, quasi robotico. Questa resa si trasforma in una crisalide dalla quale emerge il Casey della seconda metà del film: una trasformazione comunque coerente con i confini impartiti al personaggio. Imogen Poots diventa una controparte essenziale, creando un personaggio ferito ma al tempo stesso forte e determinato, forse troppo. Alessandro Nivola dà vita ad un sergente maggiore Hartman del karate, ma con meno crismi da leader, che funziona nello sviluppo di una storia atipica nei toni e nei temi.

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