Spazio satira
Ciak, Motore, Azione
01.03.2021 - 23:00
Sidney Sibilia è diventato uno dei registi più in vista della sua generazione. Non ancora quarantenne, ha già collezionato la bellezza di cinque nomination tra David di Donatello e Nastri d'Argento proprio con la trilogia "Smetto quando voglio" (su Prime Video). Un successo che per il regista romano non arriva casualmente: i tre film sono stati costruiti con certosina precisione, limando i dettagli e grattando via le impurità fin dalla preproduzione. Pietro Zinni è un ricercatore neurobiologo.
Un giovane di grandi speranze e pieno di idee che ha studiato un algoritmo per la modellizzazione delle molecole organiche. Un grande progetto che, tuttavia, non riesce a incontrare il favore della commissione giudicante: un professore poco interessato e tutti i meccanismi della politica che permeano il substrato universitario gli mettono i bastoni tra le ruoti, facendogli perdere l'assegno di ricerca. Da qui l'idea: decide così di rivolgersi ad ex ricercatori universitari (assegnisti di ricerca e professori a contratto) come lui che, a causa dei tagli dei fondi e dei posti di lavoro, sono costretti a fare lavori inadeguati rispetto alle loro qualifiche.
L'obiettivo? Produrre una droga legale: le smart drugs infatti sono sostanze che, nonostante le loro capacità psicotrope, non vengono ancora riconosciute come illegali. Come detto in apertura, i veri gioielli del film arrivano in preproduzione: prima fra tutte la sceneggiatura. Un mix perfetto di realtà, tra delusione, disillusione e disperazione di chi ha studiato una vita per ritrovarsi a sperare di fare carriera come lavapiatti. A questo si unisce, lungo l'arco del film, un fenomenale potenziale comico, veicolato attraverso dei mostri sacri della comicità italiana: il cast pesca a piene mani dai mattatori di Boris, ingaggiando Paolo Calabresi, Pietro Sermonti e Valerio Aprea, la cui forza comica è ben nota al pubblico italiano.
A loro si aggiungono gli ottimi Stefano Fresi, Edoardo Leo e Libero De Rienzo, che completano un vero e proprio dream team. Il film si apre come un malinconico ritratto di studiosi delusi che si trasforma in una commedia eccezionale. Ricercatori in arte e spacciatori in erba per una trilogia sorprendente e avvincente, prodotto freschissimo della comicità italiana.
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