«Troppi veleni sotto il cuscino. Non guardiamo dall’altra parte! Dobbiamo essere pronti a denunciare. Per noi, i nostri figli e i nostri nipoti». Le parole, come al solito asciutte e dirette, sono ancora una volta quelle dell’ambientalista Edoardo Grossi che di battaglie per la tutela della salute pubblica ormai se ne intende.

Dopo l’ennesimo prelievo da parte di Arpa Lazio e carabinieri in una vasta area caratterizzata da acque e fanghi rossi, gli ambientalisti di Cassino tornano a tuonare.

«Ci sono troppe zone su cui pende forte, fortissimo il sospetto della presenza di veleni interrati. Uno a poca distanza proprio dalle acque rosse che si trovano nella zona sequestrata dai carabinieri. È un’altra emergenza ambientale per cui chiediamo l’intervento delle istituzioni. L’appello che vogliamo lanciare è rivolto a tutta la cittadinanza: dobbiamo denunciare e permettere che gli organi competenti facciano il loro lavoro», hanno continuato gli ambientalisti di Cassino.

«La presenza di metalli e sostanze pericolose, che noi abbiamo valide ragioni per continuare a ribadire, deve essere un campanello d’allarme e spingere chi di dovere a intervenire con solerzia - ha ricordato ancora Grossi - Crediamo che una vasta area tra Cassino e Sant'Elia Fiumerapido sia fortemente contaminata. Se non vengono limitati i danni in tempo a pagare il prezzo più alto saranno i cittadini e le future generazioni». Per questo, sempre secondo gli ambientalisti, il passo da fare è individuare i siti a rischio e impedirne l’accesso e l’uso sia per pascolo che per coltivazione.

«Sia nelle aree in cui sono state rilevate acque rossastre, dove tale colorazione fa pensare a un inquinamento del sottosuolo, sia in altre zone come al Nocione o via Lenze o Caira è nostra intenzione non abbassare la guardia. Fondamentale il dialogo con le amministrazioni e la partecipazione diretta dei cittadini» hanno continuato gli ambientalisti.