Quando si uniscono musica, passione, aggregazione, integrazione, amicizia, quello che ne viene fuori è un concentrato di idee ritmiche che vede protagonisti in un drum circle ragazzi nigeriani e ciociari. Ziggy, Peter, Bolaji, Israel, Kelvin, sono i nomi di alcuni richiedenti asilo ai quali di volta in volta si aggiungono loro amici oltre ad alunni e colleghi musicisti dell'ideatore e promotore di una grande realtà nata a Ceprano. Alessandro Blasi ha dato vita, infatti, a un laboratorio di percussioni multietnico. I musicisti si incontrano ogni sabato nella sede della scuola di musica Django Reinhardt. E proprio dal promotore, Alessandro Blasi, ci siamo fatti raccontare le sensazioni e i momenti che si vivono durante il laboratorio diventato un punto di riferimento per tanti giovani che condividono la grande passione per la musica.
Come nasce l'idea di fare della musica un vero momento di aggregazione e unione?
«Sono figlio e nipote di emigrati (come una grande percentuale di ciociari) e questo tema l'ho sempre avuto nel cuore. Non sopportavo l'idea di vedere questi ragazzi abbandonati a se stessi a non fare nulla, nell'attesa di una burocrazia dai tempi biblici. In più ho sempre avuto il desiderio di creare un laboratorio di percussioni multietnico nel quale insegnare le regole basilari del fare musica insieme e soprattutto imparare da questi ragazzi».
E come nasce il laboratorio?
«Devo molto ad Antonella Panzini della cooperativa Integra2013, che mi ha presentato Ziggy, un caro ragazzo che mi ha aperto le porte del suo gruppo di amici».
Ci racconti il primo giorno di laboratorio…
«Beh ero molto teso, mi affacciavo continuamente dalla finestra per vederli arrivare. Che persone saranno? Saranno felici di farlo? Sarò all'altezza di guidarli in questa cosa? Poi sono arrivati sorridenti e felici, ci siamo seduti in cerchio e prima di suonare abbiamo tutti raccontato chi eravamo e in questo modo abbiamo rotto il ghiaccio. Poi il resto è venuto da se».
Un'idea che coinvolge anche giovani ciociari...
«Non aveva senso farne solo un progetto di carattere musicale. Volevo fare interagire i miei nuovi amici con i miei studenti, in uno scambio culturale e musicale che faceva crescere sia i miei alunni che gli amici africani».
Come siete partiti e dove siete arrivati?
«Siamo partiti con quattro ragazzi nigeriani e di volta in volta siamo aumentati fino ad arrivare a formazioni di 15 percussionisti, certo abbiamo bisogno di spazi aperti per esibirci, e quando non è possibile approfitto del tempo che ho con loro per trasmettergli qualche nozione di teoria musicale, perché li considero musicisti e voglio permettergli di migliorare le loro capacità, soprattutto nell'interesse dell'ensamble. Ultimamente sto aggiungendo anche altri musicisti ciociari (chitarra, basso e fiati)».
Sono nate anche amicizie?
«Con alcuni di loro è nato un bellissimo e sincero rapporto di amicizia. Io non finirò mai di ringraziarli. Hanno ridato stimoli alla mia attività in un periodo in cui mi ero "seduto" diciamo e avevo perso la volontà e l'allegria di suonare. Dico sempre che mi basta un'ora con loro per ricaricare le batterie per una settimana intera. Molti pensano che stia facendo qualcosa per loro, ma onestamente quello che ricevo continuamente in cambio vale molto di più. Con alcuni ci vediamo spesso a cena o per un tè mentre guardiamo le partite di calcio».
Se qualcuno volesse unirsi a voi cosa deve fare?
«Basta contattarmi su Facebook, oppure chiamarmi al 347 1385596, e saremo felici di accogliere nuovi amici. Non sono richieste competenze musicali, ma una grande apertura mentale per accettare gli altri con tutte le loro diversità (che svaniscono appena si inizia a suonare)».
Il momento più bello e significativo?
«Beh quest'estate ho organizzato nella villa comunale di Ceprano un incontro serale e sono stato colpito dalla risposta della "mia" gente, che si è unita a noi in vari modi: chi suonando, chi cucinando, altri semplicemente facendoci compagnia. Un'altra grande soddisfazione è stata esibirci in quartetto a Ferentino, in occasione delle festività per Santa Cecilia, la patrona dei musicisti. Ero emozionatissimo e vedere i ragazzi ricevere un grosso applauso alla fine mi ha ripagato dei tanti sacrifici fatti tra spostamenti, strumenti, prove».
Un messaggio a chi si avvicina al mondo della musica?
«Viviamo un tempo difficile, nel quale siamo sempre concentrati su noi stessi e sulle differenze tra noi e "gli altri". Avvicinarsi alla musica fa capire che queste differenze esistono solo nella nostra testa».
Progetti futuri ?
«Il prossimo passo sarà quello di aggiungere altri strumenti al nostro organico, cantanti e perché no, anche ballerini, pittori e videomaker».
Sogno nel cassetto?
«Vorrei incidere un disco con questa formazione. Che nel frattempo sta diventando una grande famiglia».