Debutto a teatro per lo scrittore frusinate Massimo Roscia con lo spettacolo "Grazzie – Da scrivere possibilmente con una zeta". In scena venerdì 22 febbraio al Teatro Caos di Chianciano Terme, con replica la sera seguente al Teatro degli Astrusi di Montalcino, l'esordio teatrale di Roscia rappresenta la ciliegina sulla torta di una carriera poliedrica che deride bonariamente le corbellerie della lingua italiana.

Critico enogastronomico, docente di comunicazione, animatore esilarante, la personalità di Roscia è un vulcano di passioni ed energia, che travolge gli interlocutori, inducendoli a interrogarsi sulla propria padronanza della grammatica. Attraverso un inventario di cliché e usi morfo-sintattici scriteriati, lo scrittore stende un prontuario di regole per non incappare nell'abominio linguistico. Neologismi, orrori ortografici e anarchia lessicale sono gli ingredienti che l'autore mescola in un'analisi colta e irriverente del gergo corrente, ridicolizzato nei suoi azzardi più arditi.

Il paladino dell'idioma nazionale sale sul palco, esibendosi in una lezione spettacolare che definisce «a metà strada tra la stand-up comedy e il burlesque verbale». Prodotta da LST Teatro, per la regia di Manfredi Rutelli e accompagnata dalle musiche dal vivo di Massimiliano Pace, la rappresentazione "Grazzie" si pone a coronamento di una popolarità raggiunta grazie al successo editoriale sancito dai libri "La strage dei congiuntivi" (2014), "Di grammatica non si muore" (2016) e "Peste e corna" (2018).

Attraverso un repertorio di argomentazioni divertenti e l'attitudine all'intrattenimento dimostrata nel tour di presentazioni che ha toccato le librerie di tutta italia, Roscia si è aggiudicato nel giro di pochi anni le simpatie di una fetta sempre maggiore di pubblico. Orecchie aperte e risate scroscianti corredano ogni suo intervento, rievocando nella platea le atmosfere goliardiche dei banchi di scuola. Il suo interesse per la lingua si manifesta nello sfottò delle forme più indisciplinate dell'eloquio comune, sia esso in forma orale o scritta.

Roscia impugna la matita rosso-blu del sarcasmo per sottolineare le gaffe imperdonabili in cui s'inciampa, all'ordine del giorno, per abitudine o incoscienza. Alla presenza di un uditorio di "allievi'' l'istrionico scrittore si cimenterà in una lezione interattiva, nel corso della quale demonizzerà le scorrettezze ricorrenti tra i depositari della lingua italiana, troppo distratti o creativi per tener fede alle regole dell'abbecedario. Uno sprone spiritoso ma illuminante per correggere, a teatro, gli strafalcioni più inflazionati del nostro quotidiano. Restiamo in attesa di poterlo ammirare da queste parti.