Il suo segreto è impegnarsi tanto e una delle parabole a lei più care è quella dei talenti. Quando insegnava catechismo non l'aveva compresa fino in fondo, poi con gli anni econ lasua carriera,dai ruoli diversi, ha capito. «Il Signore ci ha dato dei talenti e sta a noi impegnarci al massimo per far sì che fruttino nel migliore dei modi. Ma qualsiasi talento. C'è chi ha talento anche solo per fare la mamma, che non è una cosa semplice. L'importante è leggere in se stessi». Valeria Altobelli, 34 anni, di Sora, è un vulcano di talento.

Attrice, presentatrice, modella, musicista, cantante. Ma soprattutto è una donna «senza grilli per la testa», umile, altruista. Sa emozionarsi e sa regalare emozioni. La sua forza sono la famiglia, i genitori, la sorella, il marito Simone Venier, canottiere olimpionico di Sabaudia, e soprattutto il figlio Gioele. Un diploma conseguito al Liceo classico di Sora, una laurea in Scienze giuridiche con 110 e lode, una magistrale in Giurisprudenza (sempre con 110 e lode), pensa anche a una terza laurea e ha una grande passione per le lingue, perché le piace comunicare «per parlare con tutti. Per me cinque lingue sono poche, vorrei imparare anche il russo, il cinese, l'arabo. Ho tanti codici che ancora non conosco». La sua grande passione è il canto. E, dopo il successo della passata edizione, è di nuovo una dei protagonistidel programma di successo di RaiUno "Tale e quale" condotto da Carlo Conti ogni venerdì. È proprio lei a raccontarci le sue emozioni.

Da piccola cosa sognava di fare? Ha realizzato il suo sogno?
«Il mio sogno era quello di cantare. Cantare è un linguaggio universale comprensibile a tutti, perché le note sono un codice che tutti riescono a capire. Sogno di comunicare a tutti delle emozioni con delle emozioni, attraverso il linguaggio universale cheè quello della musica. Se qualcuno mi domandasse cosa avreivoluto essere da grande, forse veramente questo: una persona che riesce a comunicare tutte le emozioni con la musica. I sogni ci aiutano avivere. E realizzato un sogno si passa subito aun altro. I miei non sono ancora realizzati. Perché i sogni sono complessi, ti aiutano a vivere, quindi bisogna iniziare a sognare appena ci si sveglia da un sogno realizzato».

Come è cominciata la sua carriera?
«È iniziata in maniera molto semplice,studiando. Ho iniziato a suonare all'età di sei anni. Poi ho iniziato a cantare, a prendere lezioni di canto lirico, insieme al pianoforte, alla chitarra (da autodidatta). Parallelamente cercavo di cantare nei gruppi locali, facevo serate in tutta Italia già all'età di 11 anni. E così sono stata notata e piano piano la strada si è snodata davanti a me, senza neppure che me ne accorgessi. Il primo respiro internazionale è stato dato dal concorso di Miss Mondo, da lì ho iniziato a lavorare molto all'estero nella moda e in altri settori che mi hanno dato molta soddisfazione.
Il primo sogno è stato realizzato grazie a un impegno costante. Andavo a lezione di musica due volte a settimana.
Il primo lavoro da corista lo ho avuto quando ero ancora minorenne ed è iniziato solo perché era il proseguimento naturale di qualcosa che avevo studiato».

Il complimento più bello che ha ricevuto durante la sua carriera?
«Quello di essere una persona vera autentica, che "non se la tira". Sentirmi dire che sono una persona semplice, umile, predisposta verso gli altri, è importante, perché il lavoro che faccio va vissuto con spirito diumiltà, costanza, serenità, come tutti gli altri».

Conosce bene le lingue e ha una laurea in Scienze Giuridiche e una magistrale in Giurisprudenza. Quanto sono importanti secondo lei la conoscenza delle lingue e lo studio?
«La conoscenza e lo studio sono fondamentali, non solo nel mio lavoro, ma in tutto. Siamo su questa terra perché assetati di sapere e dobbiamo cercare di imparare e cercare di sapere tutto quello che si può sapere. Io stimo le persone che leggono, che si informano, che studiano, che vogliono imparare ancora più di quello che sanno; perché non sappiamo niente in realtà, siamo una piccola virgola in questo universo. A volte mi definiscono "secchiona", ma non lo sono.
Le lingue le ho imparate perché mi piace comunicare, per parlare con tutti. Le lauree sono importanti, ma non servono per professarsi persone di cultura, ma sono un riconoscimento al sacrificio che c'è alle spalle. Io l'ho fatto soprattutto per la mia famiglia, che mi ha permesso di studiare, mi ha sostenuta e indirizzata. Quindi sapevo quanto i miei genitori tenessero alla mia formazione personale. Ma per me cultura non è uguale laurea, ma ben oltre. Nella stessa direzione in cui ci si mette in discussione; sentirsi come si sentiva Socrate "so di non sapere". Io oggi so non di sapere e vorrei sapere tante altre cose».

L'abbiamo vista anche in diversi film...Qual è il ruolo che preferisce?
«Nei film ho sempre avuto un ruolo abbastanza stereotipato, quello della spilungona. Tra poco mi vedrete nella commedia "Din don" di Maurizio Battista Battista che uscirà a Natale, dove io parlo dialetto sorano. Sono sempre una spilungona, che già per la fisicità accostata a uomini più bassi di me fa ridere. Mi piacerebbe essere valutata anche per ruoli meno fisici e molto più emozionali. Penso che l'interiorità mi caratterizzi in maniera molto forte».

Nel suo curriculum di tutto rispetto anche l'esperienza a Forum. Cosa le ha lasciato?
«Forum mi ha lasciato le storie di tanti italiani e persone arrivate anche dall'estero. Emozioni, sentimenti e anche la grande convinzione che tutti ci riconosciamo in una storia. E riconoscersi in una storia significa vivere. È questo il segreto di Forum, trasmissione condotta magistralmente da Barbara Palombelli. Barbara dice sempre che lei ha iniziato a lavorare all'età di quindici anni e che non le ha regalato mai niente nessuno. È questo è veroe si evince da come riesce a tenere ogni tipologia di tavolo, di discorso con tutte lepersone, perchésiimmedesima nella donna, madre, sorella, non solo nella grande professionista che è. E in questo mi sento molto simile a lei».

Dopo il successo dello scorso anno è tornata ad essere tra i protagonisti del programma Tale e quale show il torneo...
«"Tale e quale" è un torneo bellissimo. Lo show più bello della televisione italiana. Io posso dirmi fortunata perché ho fatto programmi che seguo da sempre, stimo e apprezzo. "Tale e quale" è una macchina perfetta. È meraviglioso calarsi nelle emozioni, nella sfera non solo canora, attoriale, ma soprattutto emotiva e personale del personaggio che andiamo a rappresentare. E poi c'è la musica. Un programma che raccoglie tutta la mia famiglia, da mio figlio che ha 6 anni a mia nonna che ne ha 80. È un programma per tutti, senza alcun tipo di volgarità».

Qual è il personaggio che ha sentito più suo?
«Penso Franco Battiato perché io sono estremamente estroversa, solare, sorridente, ma nella mia interiorità mi sento molto solitaria, profonda nelle riflessioni, alla ricerca delle citazioni, della poesia. Non voglio paragonarmi al maestro, lui è eccellenza, io nulla. Però questo lato così riflessivo, alla ricerca sempre della verità, cultura e culture, è un lato che mi emoziona».

Qual è la prima cosa che pensa prima di calcare il palcoscenico?
«Il palcoscenico, quello live, è super divertente. Invece il palcoscenico televisivo mi aliena, mi emoziona tantissimo. In quell'ascensore, prima dell'esibizione a "Tale e quale"faccio il segno della croce, prego e cerco di rasserenare al massimo la mia anima, le mie emozioni. È come scartare un pacco di Natale. Vorrei mettermi lì e ringraziare tutte quelle persone che sono venute a vedere te, quanti stanno lavorando per la tua riuscita. È una cascata di emozioni (la voce di Valeria si interrompe, emozionata) a volte difficile da gestire».

Lei è anche moglie di un grande sportivo e mamma di un bellissimo bambino. In tre parole per lei la famiglia cosa è?
«La famiglia in tre parole? Ne userei una: è tutto. Sia quella di origine, sia quella che ci si crea. Nella vita si puo sbagliare tutto ma non si puo sbagliare nel costruirsi una famiglia».

Suo figlio sarà uno dei suoi grandi fan. Un aneddoto che le va di raccontarci...
«Mio figlio è il più grande dei miei sostenitori. Mi dice "tu adesso devi arrivare prima"; è piccolo e pensa che il primo posto possa fare bene. Un aneddoto che mi piace raccontare è legato a quando stavo preparando l'imitazione di Noa su un pezzo a cui sono legatissima "Beautiful that way" di Nicola Piovani. Sono sul divano di casa con le cuffiette e Gioele mi faceva il din don e mi aiutava a studiare la canzone con interpretazione e vibrati e aveva compiuto 5 anni. Mi insegnava dove vibrare, timbrare, modulare, proprio perché la musica arriva a tutti e tutti capiscono come si fa musica».

Ci sono tante persone che fanno il tifo per lei, moltissimi anche i ciociari. Cosa si sente di dire loro?
«Io ringrazio dal più profondo del cuore le persone che stanno facendo il tifo per me, che "soffrono, vincono e perdono" insieme a me, perché mi rendo conto del bene che mi vogliono. Soprattutto i miei conterranei o le persone di tutta Italia che mi scrivono, che mi chiedono che rimangono peggio di me per un giudizio non positivo o magari gioiscono per quello positivo. Sono benedetta dal loro amore e dal loro affetto e quindi dico a tutti di sostenermi fino alla fine, anche perché il 23 novembre ci sarà il televoto. E nel mio caso lo scorso anno è stato importante, perché mi ha permesso di arrivare prima tra le donne. E tutto ciò è fantastico, ti rendi conto di quanto bene arrivi. Io faccio questo lavoro proprio per conoscere più persone possibile. La gente è lo spettacolo più bello del mondo. In questo Fellini era un maestro; il cinema, la poesia, l'arte è per strada e nei volti delle persone. E spero che questo lavoro mi permetta di continuare a conoscere sempre più persone, perché ne ho conosciute tantissime veramente straordinarie».