Alle nove del mattino del 13 ottobre di 159 anni fa a Frosinone, nel Borgo di Porta Romana, una ghigliottina, innalzata rapidamente nella notte, aspettava un corteo di persone che scendeva dalle "Pubbliche carceri", ospitate allora in un'ala del Palazzo della Delegazione apostolica, oggi sede della Prefettura. Alla testa del corteo un giovane uomo, accompagnato da un gran numero di gendarmi pontifici e qualche prete salmodiante, camminava lentamente aspirando, con voluttà, un sigaro come se fosse l'ultimo della sua vita. E, in effetti, quello sarà l'ultimo sigaro in assoluto che potrà gustare quel giovane uomo il cui nome è Vincenzo Pagliara, meglio conosciuto con il nomignolo di "Burgitte", che, accusato di omicidio volontario, era stato condannato, la sera prima, alla pena capitale. Comunque "Burgitte" ne aveva fumati tanti di sigari durante la notte passata in bianco, fra molte imprecazioni e qualche preghiera, fra parecchi bicchieri di vino e una quaglia arrosto chiesta come ultimo pasto. Ma che aveva combinato Vincenzo Pagliara per diventare il primo e l'ultimo frusinate a "perdere la testa" per mano del boia dello Stato pontificio, Giovanni Battista Bugatti, il già tristemente famoso "Mastro Titta", in servizio permanente effettivo sin dal 1796? Bisogna tornare indietro di qualche mese, ai frenetici giorni del Carnevale che a Frosinone, anche allora, era festeggiato alla grande. Ebbene la sera del grande veglione "Burgitte" aveva portato a ballare, debitamente mascherata, la sua bella sorella, ma un uomo, dal viso coperto, aveva compiuto un gesto inconcepibile all'epoca: aveva strappato la mascherina alla giovane donna per vedere il volto di quella che gli sembrava essere una fanciulla bellissima. I testimoni del fattaccio raccontarono in giro che Vincenzo Pagliara non prese bene la cosa e che rivolgendosi allo sconsiderato avesse detto: "Io so chi sei; te la faccio pagare cara; la Quaresima non te la faccio fare!" E così fu. Un paio di settimane dopo "Burgitte" mantenne la sua fatale promessa. Così Maurizio Federico, giornalista e storico di Frosinone, ricorda la vicenda di Pagliara morto per mano del boia pontificio.
Gli aneddoti
Questa storia era stata tirata fuori dagli scaffali dell'Archivio di Stato di Frosinone da Alfredo Sergio che, poi, l'aveva riportata nel suo libro "La radeca. Una tradizione della Ciociaria", pubblicato nel lontano 1976.
A quel prezioso documento se ne è aggiunto un altro, altrettanto straordinario, scovato da Paolo Sbarbada nelle sue navigazioni su siti americani: una inedita fotografia del teatro dell'esecuzione di quel 13 ottobre di oltre un secolo e mezzo fa con una ghigliottina che impressiona per la sua altezza, il corpo di"Burgitte" steso a terra, un "Mastro Titta" che sembra compiaciuto del suo lavoro e, attorno, tanti gendarmi impegnati a tenere a debita distanza il numeroso "pubblico". Secondo le note redatte dal Bugatti, il quale aveva l'abitudine di registrare le esecuzioni compiute, trovate da Alessandro Ademollo e date alle stampe per la prima volta da Lapi in Città di Castello nel 1886, quella di Vincenzo Pagliara è stata l'esecuzione numero 490 su 516 in 68 anni di onorata carriera (dal 1796 al 1864). Negli appunti originali di "Mastro Titta" era scritto: 490. Vincenzo Pagliara di Frosinone, per omicidio con animo deliberato, «decapitato» in Frosinone li 13 ottobre 1858. Una esecuzione per la quale il boia, secondo quanto il Diritto pontificio sanciva, ricevette il pagamento di soli tre centesimi di lira romana per "marcare il viltà del suo lavoro". In totale Bugatti è venuto undici volte a Frosinone per eseguire le pene capitali che, il più delle volte, erano impiccagioni.
Era solito alloggiare all'Osteria Bianca, nei pressi di Ferentino, una stazione fuori posta sulla strada che portava a Frosinone. Nella locanda aveva una camera a lui riservata, che poi, si diceva, venisse ogni volta imbiancata alla sua partenza, come per ripulirla dalla sua presenza. Una consuetudine che diede il nome all'osteria.
L'iniziativa
A rimembrare la vicenda di "Burgitte", in questi giorni è stata l'associazione culturale "Rione Giardino" che, con una richiesta al Comune di Frosinone, supportata dall'assessore al centro storico Rossella Testa, ha ottenuto di installare una lapide commemorativa sulla parete esterna dei locali della Casa della Cultura intitolata a "Giuseppe Bonaviri". Sulla targa si legge: «In questo luogo, anticamente detto "Piazzale del Cavallo", durante il governo pontificio venivano eseguite le condanne a morte con l'impiego della ghigliottina. Per tradizione popolare la più famosa di quelle esecuzioni, per il rilievo delle circostanze, fu quella del cittadino frusinate Vincenzo Pagliara detto "Burgitte", eseguita il 13 ottobre 1858 da Giovanni Battista Bugatti, detto "Mastro Titta" e meglio noto come "Er boia de Roma". Questa lapide è stata qui posta dall'Associazione Culturale Rione Giardino al fine di conservare la memoria di un sito di rilevante valore storico per la città di Frosinone». «Questo è una sorta di luogo simbolo -ci ha detto il presidente dell'associazione Rione Giardino, Giuseppe Grande- e ci è sembrato giusto ricordare alla cittadinanza, comunque, un pezzo della storia della città. Qui passava l'antica via Latina che collegava l'antico abitato di Frosinone con il resto del territorio e nei pressi dell'attuale ex mattatoio era stata allestita una sorta di area per le pubbliche esecuzioni. È un modo per cercare di non perdere la memoria di storie, aneddoti, episodi che con l'andare degli anni rischierebbero di svanire. Per questo abbiamo chiesto l'autorizzazione al Comune ad apporre una lapide commemorativa che ricordasse ai cittadini frusinati cosa avveniva in questi luoghi». La targa è ben visibile nei pressi della porta d'ingresso dei locali riservati all'associazione culturale "Rione Giardino" nella Casa della Cultura "Giuseppe Bonaviri".