Rappresentare il più grande stupro di guerra mai avvenuto nella storia europea non è facile, ma necessario, considerando il poco risalto che questo evento ha sui manuali e nei lavori storiografici in genere. Stiamo parlando delle "Marocchinate", ossia delle violenze perpetrate ai danni delle donne del basso Lazio nel 1944, ad opera delle truppe coloniali francesi, dette "goumiers". La sfida di mettere in scena le marocchinate è stata accettata dalla Compagnia teatrale "Errare Persona", che stasera, a Pontecorvo, proporrà lo spettacolo intitolato "Ninetta e le altre - Le Marocchinate del ‘44". La Pièce avrà luogo in piazzale Europa (ex campo boario) alle 21. L'ingresso è libero.

Il testo e la regia sono a cura di Damiana Leone. Sul palco si esibiranno, insieme alla stessa Damiana Leone, Anna Mingarelli e Francesca Reina. "Ninetta e le altre", recitato interamente in dialetto ciociaro, nasce nel 2010 e nell'arco dei sette anni successivi è riuscito ad avere un'ottima diffusione, con più di 60 repliche in importanti Festival e teatri, ottenendo un grande successo di critica. Fino ad arrivare negli Stati Uniti, rappresentato al Festival "In scena" di New York. Il luogo della rappresentazione, Pontecorvo, ha un significato storico e simbolico di grande rilievo, siccome è proprio in un cinema di questo paese, che per la prima volta le donne colpite dagli stupri si radunarono per chiedere supporto e una pensione come risarcimento. Ma "Ninetta e le altre" è soprattutto un unicum, perché prima di questo non era mai stato messo in scena nulla riguardante l'argomento delle marocchinate. Attraverso "Ninetta e le altre", è stato possibile anche organizzare convegni, incontri e dibattiti nelle scuole, contribuendo ad implementare la conoscenza e lo spirito critico delle giovani generazioni.

 

La trama: siamo nei primi anni quaranta. Sulla scena tre donne: Ninetta, Celeste e Maria. Si celebra il matrimonio di Ninetta, che rimane immediatamente sola perché il suo amore parte per combattere per la patria. La vita delle tre donne allora è alternata da rituali identici a sé stessi, arcaici e mistici: lavare i panni al fiume, lavorare i campi, avere le visioni, guarire le malattie con le preghiere, prendere il chinino contro la malaria, aspettare i loro uomini, scrivere lettere d'amore pensando ad un fronte di guerra lontano e assolutamente incomprensibile. Improvvisamente la guerra si sposta nel loro mondo ameno: i tedeschi occupano la loro casa per farvi la cucina del fronte della linea Gustav. Avviene allora il confronto con il diverso, con una lingua straniera mai sentita prima, e Celeste si innamora di un tedesco che verrà ucciso davanti ai suoi occhi. I bombardamenti continui e la fame che avevano messo in ginocchio la popolazione civile, prima di allora avvezza solamente alle adunate fasciste e alle processioni dei santi, sono solo il preambolo della tragedia. Ninetta, Maria e Celeste corrono con le corone di fiori incontro ai loro liberatori, gli alleati, perché la guerra è finita, ma verranno tutte violentate dalle truppe coloniali francesi. Inizia il pianto e il canto rituale delle donne, con il racconto di quelle brutalizzazioni sulla popolazione civile già duramente colpita (in meno di un mese vennero violentate e brutalizzate più di 20.000 donne di tutte le età, più una cifra indefinita di bambini, uomini e animali). Una narrazione di violenze di enorme ferocia e dolore, il racconto delle conseguenze degli stupri: aborti, abbandoni, malattie, suicidi, invalidità, emarginazione e follia. Ninetta, incinta, decide di non abortire per dimenticare, rassegnata, una tragedia che altrimenti non avrebbe mai fine. Come lei ne verranno violentate ancora tante di donne nelle guerre, troppe, perché lo stupro alla donna è lo stupro alla terra. Ma anche una tragedia può essere trasformata in un gesto d'amore e di speranza. Anche se uno stupro di massa rimane nella terra e nelle generazioni future come un segno indelebile. Le violenze, compiute dalle truppe coloniali francesi, sarà un marchio. Da ora in poi queste saranno chiamate per sempre "Marocchinate".

 

La compagnia "Errare Persona" è una compagnia di professionisti dello spettacolo, che ha avuto un primo nucleo nel 2007, fino a costituirsi come associazione culturale nel 2010. Il suo lavoro nasce da una commistione di teatro e musica, grazie alla collaborazione di attori e musicisti, per poi approdare alla ricerca drammaturgica e al teatro antropologico e civile. Dal 2014 la Compagnia è "Officina culturale" della Regione Lazio, Casa D'Arte e residenza artistica del Ministero dei Beni Culturali.