È strano rispondere a dei quesiti… in genere le domande le faccio io: questa è la prima risposta di Guido Gabriele, artista sorano d'adozione, appartenente alla Polizia di Stato. Un Liri in piena non renderebbe il paragone con il flusso delle sue risposte, che rendono quasi superflue le domande di Ciociaria Oggi. Un po' come la sua arte, prorompente, spensierata e apparentemente non necessaria.
Ci parla della sua vita e degli inizi del suo estro?
«Sono nato a Roma, ho seguito i trasferimenti di mio padre, anch'egli appartenente alla Polizia di Stato, vivo a Cancéglie, nel centro storico di Sora, e un giorno morirò… Forse! Nel frattempo continuo a giocare con i colori… Ho il mio studio a Isola del Liri, a due passi dalla Cascata Grande. È più che altro il mio rifugio... Lì mi rinchiudo, mi concentro, creo, sviluppo idee, ricerco e realizzo le mie opere. Una vecchia cantina in cui l'odore della vernice si mescola costantemente al profumo delle mura in pietra che trasudano, oltre umidità, vita vissuta. Un connubio tra vecchio e nuovo, passato e presente, tradizione e innovazione».
Che cosa è l'arte per lei?
«Condivisione, scambio, contaminazione. Fin da piccolo, quando grazie alle amicizie di papà frequentavo le botteghe di grandi artisti, mi è piaciuto dialogare con chi mi circondava, a prescindere dai ruoli sociali. L'arte è un linguaggio che unisce luoghi, esperienze, persone e culture».
Come concilia l'essere un tutore dell'ordine con l'estrosità dell'artista che è in lei?
«Sono poliziotto da oltre venticinque anni, ora presso la Questura di Frosinone, prima in servizio in quella di Napoli, città che mi ha indiscutibilmente arricchito, umanamente e artisticamente. È proprio nella mia espressione artistica che tutto il rigore che mi contraddistingue nella professione viene magicamente stravolto! La struttura gerarchica e piramidale cambia, l'ordine si inverte, la severità lascia spazio alla libera espressione, la regola ferrea diventa genio, l'obbligo diviene fantasia…».
Quindi esiste un punto di contatto tra le sue due attività…
«Certo, il lavoro di poliziotto mi ha portato a vivere esperienze uniche, a conoscere migliaia di persone e migliaia di problemi, a vivere esperienze sempre nuove, talvolta difficili, ma che hanno contribuito tutte ad accrescere il mio bagaglio umano e culturale. Ebbene, tante di queste esperienze le ho riportate anche nell'arte, attraverso la mia personale chiave di lettura. Infatti mi sono spesso interessato a temi di primaria importanza, a tematiche attuali e scottanti quali la violenza, le disuguaglianze, le minoranze, l'integrazione sociale...».
...e anche l'amore!
«Sì, nel 2001 è nato un progetto artistico, "Segnali d'amore": veri e propri segnali stradali omologati, collocati negli scorci più suggestivi della Ciociaria, uguali nei materiali, nelle forme, nelle dimensioni, nei caratteri e nei colori di quelli previsti dal Codice della strada, raffiguranti ognuno un bacio con una didascalia intrigante e passionale. Il bacio in quanto forma d'amore per eccellenza che accompagna tutto il percorso della vita: basti pensare al primo bacio al momento della nascita, al bacio ingenuo e smaliziato dei bambini, a quello rubato e sospirato degli innamorati, a quello che suggella una promessa o testimonia un'unione fino a giungere al bacio offerto come ultimo saluto alle persone care».
Che cosa è l'arte per lei?
«Tutto il rigore che mi contraddistingue, la mia mania per la precisione, lo studio, la ricerca, la dettagliata narrazione, ma anche quel brio, quell'irriverenza, quel disordine apparente e quel sapore approssimativo, tipicamente dei giorni nostri. Una scellerata ma funzionale interpretazione che oscilla tra vero e fantastico e che si rispecchia anche nella tecnica, ho da tempo sostituito il pennello con il mouse, così come la tela con lo schermo del mio pc».
Posso chiamarla "maestro"?
«Non sono un accademico, la mia formazione l'ho fatta… per la strada (dove ancora continua, sia come poliziotto che come intrattenitore nella sua bottega di Isola del Liri, ndr), non sono un vero pittore e neppure un grafico, e il mio pseudonimo è, per l'appunto, "GraficaMENTEscorretta"».
"Odio su tela", che cosa è?
«Un'installazione posta in tempo di Covid in una deserta e desolata piazza De' Boncompagni a Isola del Liri, nella quale ho affrontato l'attuale e grave tema della violenza sulle donne».
Un'ultima domanda: sappiamo che lei è un formidabile socializzatore… Che cosa è "Size"?
«Ci siamo incontrati, dieci spiriti liberi, dieci artisti, dieci amanti della nostra terra e… casualmente? No, perché è nato un gruppo di amici che sembrano conoscersi da dieci anni, Rocco Alonzi, Francesco Milanese, UGOART, TREICS, Effetti/Effetti, Silvia Ricci, Roberto Cinti, Ilona Dell'Olio e Fabio Landolfi, oltre a me, e la denominazione che abbiamo assunto, appunto "Size", è l'acronimo di "spazi interiori zone emotive". Finito con le domande? Ora spetta a me farle…».