"Immagini sospese" è il titolo del nuovo album di Americo Marinelli. Terzo album del giovane pianista, organista, compositore di colonne sonore. Un album che rappresenta un vero e proprio viaggio alla scoperta musicale. Un esperimento che Marinelli definisce assolutamente riuscito anche con la «partecipazione del chitarrista Gennaro Del Prete (amico di vecchia data del maestro) nel brano "Immagini Sospese", dove si è raggiunto il connubio perfetto tra strumenti classici ed elettronici. In ogni traccia c'è un riferimento di speranza e ottimismo.
Abbiamo sofferto tanto stando chiusi dentro, la musica è stata messa da parte e penalizzata, l'interno indotto musicale ha subito gravi danni, per questo bisogna valorizzarla e come diceva Ezio Bosso "La musica è come la vita: si può fare in un solo modo, insieme". Il nuovo lavoro è stato il risultato di una collaborazione di altri amici, per questo ringrazio per la foto di copertina Giovanni Mancini. Una foto scattata durante il tramonto di Castrocielo». Ma questo album è il coronamento di un percorso artistico nato molti anni fa e che ha portato Marinelli a diventare un nome di punta nella musica provinciale. Un percorso che racconta essere stato pieno di determinazione, impegno e studio.
Pianista, compositore. Da dove nasce la sua passione per la musica?
«La mia passione è nata per gioco grazie a un regalo da parte dei miei genitori, avevo cinque anni quando mi regalarono una tastiera. Una passione, quella per la musica, che è diventata sempre più forte seguendo mio padre che mi portava a sentire i concerti dei grandi della musica italiana: Le Orme, il Banco, i Nomadi e la Pfm».
Quando ha capito che la musica sarebbe stata il suo futuro?
«È successo tutto quando sono entrato in conservatorio. Arrivai primo all'esame di pianoforte davanti a 160 ragazzi e nella classe di organo per l'a mmissione. È stato proprio in quel momento che mi si è aperto un mondo».
Tutti conoscono il suo grande legame con i Nomadi. Ci racconta come nasce?
«Nasce solo grazie alla mia faccia tosta. Un coraggio che mi ha portato a presentarmi al grande Beppe Carletti quando avevo solo 12 anni. Ero solo un bambino e lui si fidò nel farmi salire sul palcoscenico insieme a lui e a tutti i Nomadi. Suonai su quel palcoscenico. Sono passati trent'anni da quel primo incontro. Passati tanti anni, oggi c'è soprattutto una grande amicizia e tanta stima».
Ha pubblicato da poco il suo nuovo album "Immagini sospese". Come nasce?
«Immagini sospese è come un percorso che non si è ancora concluso. Qualcosa che non cade, non vola, ma che aspetta di trovare il proprio equilibrio. Questo è il terzo album di composizioni inedite per piano ed è composto da dieci tracce».
Che tipo di musica deve aspettarsi chi deciderà di sentire questo suo ultimo album?
«Il mio è un genere non rivolto a tutti, di nicchia e per intenditori. Un genere musicale che è destinato a tutti gli amanti della musica classica in primis, classica, moderna ma anche new age. Non c'è un riferimento ben preciso, è semplicemente il mio genere. Una definizione che è stata data dal grande compositore Vittorio Nocenzi del Banco, ma soprattutto apprezzato dal grande maestro Roberto Cacciapaglia che mi ha invitato a Milano per la produzione di un pezzo per solo piano».