È un buon museo se hai più domande quando esci che quando entri: l'aforisma ben introduce l'interessante chiacchierata di Ciociaria Oggi con il direttore del Museo della Città di Aquino, Marco Germani.

Come nasce il museo?
«Nasce nel 2000 dalla necessità di dotare la città di un luogo deputato a raccontare la storia del territorio attraverso testimonianze materiali e immateriali. Per la realizzazione della struttura fu scelta la sede del vecchio mattatoio comunale che, dopo aver funzionato per pochissimi anni, era stato abbandonato. La collezione museale si è andata incrementando nel corso degli anni al punto che, nel 2014, è stata necessaria una ridefinizione del progetto museologico e museografico per consentire l'esposizione di alcuni beni recuperati da altre raccolte pubbliche o private. Nel 2016, grazie a un accordo con il Museo Nazionale Romano di Roma, è tornato ad Aquino un grosso frammento di monumento funerario di cui il museo della città già possedeva un'altra metà. Ad accrescere la collezione sono poi giunti reperti provenienti da diverse collezioni private che, grazie ad accordi con il museo, sono stati donati ed esposti nelle sale di Aquino. Tra le collezioni più importanti ricordiamo sicuramente quella Spezia-Pelagalli ma anche la collezione Cervoni o quella Mastronardi. Questo rapporto con il territorio e con la comunità circostante consente ancora oggi di continuare a raccogliere e musealizzare reperti fin qui sconosciuti perché conservati dai cittadini all'interno di abitazioni private. Altri reperti sono tornati ad Aquino da musei e magazzini della Soprintendenza. Il patrimonio del Museo di Aquino consta allo stato attuale di oltre 1.400 reperti, tutti catalogati e inventariati. Si tratta di materiali che spaziano in un arco cronologico che va dalla preistoria all'età moderna. Il nucleo più cospicuo di reperti, tuttavia, è quello d'età preromana e romana. All'interno delle sale i materiali archeologici sono esposti in un percorso cronologico scandito da diversi colori in grado di guidare il viaggio del visitatore».

Perché è intitolato a Khaled al Assad?
«È stato intitolato nel settembre del 2015 all'archeologo e scrittore siriano Khaled al Assad, direttore del sito archeologico di Palmira, brutalmente ucciso dalle truppe terroriste dell'Isis nell'agosto del 2015. Appena pochi giorni dopo il tragico evento, con una scelta condivisa tra la direzione del Museo, l'amministrazione comunale di Aquino e la presidenza della Regione Lazio, si decise di intitolare il Museo di Aquino alla memoria di Khaled al Asaad. Di lì a poco, il presidente Zingaretti con una lunga serie di autorità si recò in visita ufficiale nel nostro museo dove nel corso di una manifestazione pubblica fu scoperta la targa con la dedica a Khaled al-Asaad».

Quali sono i requisiti perché un museo si definisca tale?
«Un museo è un'istituzione permanente, aperta al pubblico, che acquisisce, raccoglie, conserva, ordina, espone beni culturali, salvaguardando e portando a conoscenza dei cittadini testimonianze di cultura materiali e immateriali, a fini di studio, di educazione e di diletto. Ogni museo o raccolta deve possedere una collezione permanente o avere la disponibilità, di collezioni depositate dallo Stato o da altri enti e soggetti. La definizione di museo qui richiamata è quella dell'ICOM (International Council of Museums) che stabilisce requisiti, parametri, obiettivi e finalità fondamentali».

Quali sono i pezzi più pregiati della collezione del museo aquinate?
«Tra i pezzi di maggior pregio e vanto c'è sicuramente il sarcofago delle quadrighe. Si tratta di una cassa in marmo bianco con la rappresentazione delle corse delle quadrighe all'interno del circo Massimo. Il reperto, datato alla fine del III secolo d.C., mostra tre facce istoriate. Il rilievo ricostruisce la gara con le quattro quadrighe che s'inseguono lungo il circuito. Gli aurighi conducono carri piccoli e leggeri trainati da quattro cavalli. Distesi a terra quattro inservienti, detti "spargitori", sono impegnati, uno sotto ogni carro, a rinfrescare i cavalli con lanci di acqua da contenitori. Sullo sfondo della scena, dietro gli aurighi, c'è la rappresentazione di alcuni monumenti tipici della spina del Circo Massimo. Il sarcofago fu rubato nel 1991 dalla vicina chiesa di S. Maria della Libera e fu recuperato dalla Guardia di Finanza italiana solo ventuno anni dopo presso un collezionista straniero. Il sarcofago aquinate rientra in un numero molto ristretto di esemplari con rappresentazione realistica di corsa delle quadrighe. Accanto al sarcofago negli anni si sono aggiunti molti pezzi di grande interesse e tra questi degni di nota sono sicuramente l'elmo di tipo Negau del V secolo a.C. perfettamente conservato e donato da un privato cittadino e il grosso frammento di monumento funerario del Liberto Gaio Eppanio Filone. Non meno importanti, inoltre appaiono i reperti della collezione Spezia-Pelagalli della quale fa parte un pregevole cinerario ad omphalos».

Quanto è importante l'attenzione verso i giovani per un museo?
«Dal 2016 il museo di Aquino è stato tra i primi ad aderire alle giornate FAMu (Famiglie al museo) e assieme a queste ha proposto attività laboratoriali utili ad avvicinare e fidelizzare i giovani. È fondamentale che i giovani conoscano il proprio territorio e ne apprezzino il patrimonio materiale e immateriale. Il museo di Aquino in questi anni ha avuto un'attenzione particolare verso le giovani generazioni arrivando persino ad aprire le proprie porte ai compleanni al museo. Alcuni bambini hanno così scelto di festeggiare il proprio compleanno in compagnia dei propri compagni svolgendo visite guidate e giochi a tema oltre che laboratori didattici. Avvicinare le nuove generazioni a questo mondo è fondamentale per la tutela del patrimonio e per questo il Museo di Aquino è da sempre connesso con le scuole del territorio».

Nel museo è presente il "monetiere rotante": ci illustra il meccanismo e la funzione?
«Grazie ad un finanziamento regionale, nel 2020 il Museo di Aquino ha potuto esporre parte della propria collezione numismatica in maniera assolutamente rivoluzionaria. Il monetiere interattivo rotante è un nuovo strumento nato per l'esposizione di monete antiche o anche medaglie. In ambito museografico le modalità di fruizione delle monete e delle medaglie sono state molto dibattute a causa della natura del reperto che necessita di essere visto su due facce. Nessuno dei sistemi messi a punto fin qui è stato realmente efficace per il godimento di tale tipologia di reperti. Il monetiere, realizzato da una ditta locale di Arpino, si differenzia dalle teche di esposizione classiche sia nei materiali, che nella modalità di utilizzo. È dotato di sistema touch screen realizzato per consentire al museo di raccontare le singole monete o medaglie, inserite in un disco espositore trasparente, attraverso audio e video di commento con particolari storici, geografici e fotografici. Tale disco consente una visione ravvicinata dei reperti, inoltre, in quanto rotante, permette al fruitore di vedere sia il diritto sia il rovescio di ciascuna moneta/medaglia esposta. Sull'espositore, a ciascuna moneta è assegnato un numero che nel touch screen sottostante consente di conoscere informazioni varie sul reperto di proprio interesse e di esaminarlo grazie a immagini ad alta risoluzione dalle quali si colgono particolari che ad occhio nudo sono difficilmente visibili».

Il museo ha margini di ampliamento?
«Nel corso degli ultimi anni ha accresciuto notevolmente le proprie collezioni. A oggi avremmo la possibilità di esporre nuovi materiali che tuttavia non trovano spazio nelle sale museali a causa della ristrettezza degli ambienti. Per questa ragione l'attuale amministrazione ha commissionato da tempo un progetto di ampliamento. In attesa che si trovino i fondi per la sua realizzazione stiamo pensando di ricorrere al sistema della rotazione delle esposizioni che consentirà di rinnovare costantemente l'allestimento all'interno delle sale esponendo temporaneamente materiali normalmente conservati nei magazzini».

Quanto è importante la comunicazione per un museo?
«Direi che è fondamentale. Da anni, di comune accordo con il conservatore del museo, la prof.ssa Elisa Canetri, abbiamo intrapreso la via dei social che ci consente di avvicinare un pubblico abbastanza ampio e differenziato. Attraverso Facebook e Instagram, infatti, cerchiamo di proporci anche a coloro che difficilmente penserebbero di entrare in un museo. La comunicazione però deve essere molto intuitiva e rapida. Le immagini in questo tipo di rapporto sono fondamentali. Col museo di Aquino abbiamo inaugurato una serie di rubriche che sono facilmente riconoscibili e che comunicano rapidamente con gli stakeholder. La comunicazione dei musei, però, passa attraverso diversi canali e strategie. Tutto quanto pertiene all'ambito della pannellistica e delle informazioni legate ai reperti è comunicazione. Attualmente siamo pronti per inaugurare il Mercurio system, un sistema di interazione multilingue che dialoga direttamente con i devices dei visitatori offrendo loro contenuti digitali in vari formati (audio, video, immagine). Va detto, tuttavia, che il contatto diretto con i fruitori del museo e delle sue iniziative resta sempre la migliore strategia di comunicazione in quanto, nessun sistema digitale è ancora in grado di comunicare informazioni ed emozioni come un'anima e un cuore pulsante».

Come si inserisce, il museo, nel contesto turistico-culturale del territorio?
«Collabora da anni con diverse associazioni e istituzioni del territorio. Le scuole, ad esempio, hanno da sempre un rapporto privilegiato con la nostra struttura e collaborano attivamente alla vita del museo. Spesso, come accaduto con il liceo artistico "V. Miele", con l'Istituto alberghiero di Cassino o con l'Itis di Pontecorvo e molte altre scuole, queste vengono coinvolte direttamente nelle progettualità del museo. Dal punto di vista turistico la realtà di Aquino può contare su un'ampia eco che le deriva dall'essere legata al grande teologo San Tommaso D'Aquino. Tutto questo, ogni anno, consente di accogliere numerosi visitatori e di direzionare i flussi turistici anche su altre realtà del territorio con le quali il Museo collabora».