La famiglia può essere un guscio protettivo dalle intemperie esterne ma può essere anche una fonte di un equilibrio precario nella vita delle persone. Angela Flori, alatrense, scrittrice di numerosi libri ma anche docente di italiano e latino nei licei, dialoga al riguardo per i lettori di Ciociaria Oggi.

Come è arrivata alla narrazione?
«Dopo aver conseguito il diploma in pianoforte al conservatorio di Frosinone, ho intrapreso la strada della docenza e, di pari passo, ho cominciato a esprimermi attraverso la scrittura, prediligendo la forma del racconto».

Da dove trae ispirazione?
«Sono una mamma e un'insegnante, leggo tantissimo, amo il cinema. Le mie fonti di ispirazione sono il mondo e i libri. Leggo di tutto: i libri alimentano la mia immaginazione, mi regalano la possibilità di evadere, di scoprire mondi, anche inesistenti, che mi appassionano e mi consentono di creare piccole storie».

Quali sono i temi ricorrenti dei suoi racconti?
«Le relazioni interpersonali mentre stanno per esplodere, le zone d'ombra, i pantani, i confini e i limiti, la complessità. Ho cominciato a scrivere aprendo per prima lo sguardo su me stessa, su ciò che mi addolora e mi fa sbandare. Poi, messi da parte impulsi e accondiscendenze autoreferenziali, ho preso a scrivere per cercare "la verità che giace al fondo", prendendo in prestito le parole di Saba».

Qual è la sua visione della vita?
«I classici dicevano che il senso della vita fosse nella ricerca della felicità, che qualcuno identificava nel piacere, qualcun altro nella virtù. Per me la felicità è trovare equilibrio nella consapevolezza di sé».

Qual è il romanzo al quale è più legata?
«Mi sento legata a tutti i racconti e i romanzi che ho scritto, non saprei sceglierne uno. Finché sono in fase di scrittura, i miei personaggi mi sono fratelli, sorelle, figli, padri e madri. Poi li sottopongo a un feroce "labor limae", pensando e ripensando le parole, la punteggiatura, gli "a capo", tutta la scrittura insomma, finché arrivo a un punto in cui sento che acquisiscono una loro vita autonoma e li lascio andare, sperando che trovino lettori affezionati».

"Famiglie e altri labirinti", L'Erudita editore, pubblicato nel 2021: quali sono i tratti più importanti?
«È un'antologia di racconti, un insieme di esperienze e storie che mi sono state raccontate e che ho trasfigurato perché nessuno potesse riconoscersi, ma tutti potessero trovarvi assonanze. L'argomento è quello delle famiglie disfunzionali, perciò un'antologia mi è sembrata la forma migliore, perché è una costellazione, un campionario di situazioni, ciascuna delle quali si legge in un fiato ma che lascia poi un ampio spazio di riflessione. Un racconto è come una fotografia: se inquadrasse un frammento di realtà e non si fosse capace di farlo esplodere, intercettando e raccontando l'universale, non risulterebbe una buona narrazione, né avremmo una efficiente fotografia. Il tratto più importante è lo stile, che ho voluto preciso, leggero ma anche spietato».

Perché le famiglie sono labirinti?
«Io non so perché succede che le famiglie siano labirinti, però succede. E spessissimo. In effetti, poi, la mia idea è che tutte le famiglie siano, a modo proprio, disfunzionali, a causa soprattutto delle difficoltà di comunicazione e delle zone di silenzio che si creano in conseguenza. Inoltre non tutti gli individui hanno le risorse psicologiche necessarie per affrontare la coesistenza e l'allontanamento, i due momenti inevitabili di crisi all'interno di un nucleo familiare».

Quali sono i temi del nuovo romanzo "Se puoi, vieni a baciarmi quando torni", in pubblicazione presso la casa editrice Panda Libri?
«Con questo romanzo, che ha ricevuto il Premio Giorgione a Castelfranco Veneto per la narrativa inedita, mi sono avvicinata per la prima volta a un genere diverso: l'opera si colloca infatti tra un giallo psicologico e un racconto formativo. Un senzatetto, trovato morto nei pressi dell'auto nella quale viveva a causa della sua disoccupazione, rivelerà inaspettati punti di contatto con Igea, ispettrice giovanissima incaricata delle indagini e protagonista di intrecci pericolosi».

Insegna al liceo scientifico di Alatri: che pensa dello stato attuale della scuola italiana?
«La scuola italiana è sempre stata tra le migliori, soprattutto perché capace di coniugare le conoscenze con le competenze. Anche oggi resta un buon canale di formazione e promozione sociale. Però lo studio è impegno, fatica, costanza, tutti valori impopolari in una società che spinge verso l'accelerazione, la semplificazione, il pensiero superficiale. Non è un compito facile, quello degli insegnanti, che chiedono maggiore applicazione e concentrazione agli studenti a dispetto della realtà virtuale e illusoria soprattutto dei social media».